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ARCHEOLOGIA DELL'ARCHITETTURA IN CALABRIA: IL MONASTERO DI S. ELIA "VECCHIO" A CURINGA(CZ)

IL MONASTERO: I CONFRONTI

I CONFRONTI

Per quanto riguarda i confronti con altre murature si è cercato di non estenderli ad una zona troppo ampia '*, mentre i confronti riguardanti la tipologia della chiesa e gli elementi architettonici sono stati effettuati con strutture di contesti italiani e stranieri.A causa della mancanza di uno studio sistematico sulle tipologie murane della zona, nella ricognizione non sono state effettuate distinzioni sulla destinazione d'uso dei vari edifici, campionando quindi le strutture più significative, sia di carattere religioso, che civile e militare. La zona dei confronti ha compreso il feudo di Maida, e più in generale la piana di Lamezia. Per quanto riguarda il S. Elia, i confronti più convincen­ti, naturalmente vengono dagli edifici di carattere religioso (murature del convento di S. Elia "Nuovo" a Curinga, del convento di S.Francesco o della chiesa di S. Sebastiano a Maida, o nella chiesa della Madonna del Rosario a Gizzeria, o nell'abbazia di S. Eufemia Vetere a Lamezia Terme). Anche dalle murature delle abitazioni nei centri storici di Curinga e Maida, possono essere effettuati utili confronti. Spunti interessanti vengono forniti anche dalle tipologie murarie campionate dagli edifici di carattere militare (ca­stello di Maida, castello di Nicastro), che però meriterebbero uno studio più approfondito.Uno dei dati principali che emerge da questi confronti riguarda la presenza, nelle murature, delle inzeppature di pezzi di coppi e tegole, che compare decisamente in contesti post-medievali, molto probabilmente a partire dalla metà del XVI secolo, in questo periodo comunque si trovano an­cora costruzioni dove ancora non compaiono queste caratteristiche inzeppature (infatti la muratura più antica con queste caratteristiche è quella della facciata della chiesa del­la Madonna del Rosario a Gizzeria databile al XVI sec., mentre il "bastione di Malta", torrione costiero viceregnale , presenta una tipologia muraria senza inzeppature in pezzi di coppi).Murature con inserimenti di mattoni invece, sembrano comparire nelle murature appartenenti alle fasi basso-me­dievali di alcune strutture esaminate per i confronti, come ad esempio nel castello di Nicastro, o nell'abbazia di S. Eu­femia, ma in ogni caso non si tratta di murature con corsi in mattoni, ma piuttosto si tratta dell'utilizzo di laterizi nella costruzione degli archi di porte, finestre, feritoie. Le appa­recchiature murarie costituite da pietre disposte irregolar­mente, alternate a corsi in mattoni caratterizzano invece i paramenti murari settecenteschi; infatti nelle fasi seicentesche del S. Elia "Vecchio", compaiono le inzeppature in coppi ma sono praticamente assenti i mattoni.Di conseguenza si registra una progressiva "invasione" dei laterizi sulla superficie muraria, a partire dal XVI secolo (in cui sembrano convivere ancora le tipologie senza la pre­senza di laterizi con quelle in cui compaiono le inzeppature in pezzi di coppi), con una tappa intermedia nel XVH seco­lo (quando in pratica si afferma il tipo di muratura con le caratteristiche inzeppature in pezzi di coppi), culminante nel XVIII secolo con l'utilizzo dei mattoni.Più problematica risulta l'identificazione delle tipologie più antiche, nel quadro delle difficoltà causate dalla omoge­neità delle tipologie murarie che in questa zona, e più in generale in Calabria, si ripetono nei vari secoli. Nonostante ciò l'osservazione dei vari confronti effettuati per questo studio è confortante. Infatti ottimi risultati possono venire dalle considerazioni sul tipo di materiale utilizzato (pietra di cava o i grossi ciottoli erratici) e sul grado di lavorazione a cui è stata sottoposta la pietra, o comunque se compaiono nella muratura pietre lavorate, ad esempio nel S. Elia nella fase più antica " si utilizzava la roccia locale e le pietre era­no probabilmente leggermente spianate sulla faccia a vista, mentre nella fase successiva non si cavava più la pietra, ma si raccoglievano le pietre dal terreno.Naturalmente si tratta ancora di semplici considerazioni preliminari che dovranno essere approfondite. In tutti i casi, il criterio più affidabile per la datazione delle murature è quello della lettura stratigrafica che consente di esaminare i vari tipi nella loro successione cronologica.La ricerca di confronti per la datazione delle fasi del S. Elia "Vecchio", ha compreso anche i pochi, ma importantis­simi, elementi architettonici presenti all’interno del mona­stero. La fascia in pietra scolpita con la decorazione a treccia, e la stessa tipologia della chiesa, sono stati gli elementi che hanno fornito i risultati più interessanti, anche se dati importanti si ricavano anche da elementi secondari, come lo stemma in pietra ed i gradini del vano cupolato. Inoltre studi approfonditi sull'affresco della cappelletta di S. Elia (purtroppo in pessimo stato di conservazione) po­tranno in futuro chiarire le problematiche sulle fasi più antiche.La decorazione che si trova scolpita all'interno del vano cupolato, è un motivo molto semplice, derivato dalla stilizzazione di soggetti vegetali, che trova quindi larga dif­fusione sia in Italia che all'estero. Infatti è presente nell'Italia settentrionale e centrale di area longobarda (esempi a dividale, Modena – Trento - Genova", Brescia- ecc.), ma non mancano esempi nel meridione (Benevento ). In tutti questi casi le datazioni oscillano tra l'VIII ed il IX seco­lo. Nessuno di questi esempi è comunque molto convincen­te, infatti rispetto alla decorazione del S. Elia, quelle citate hanno tutte la treccia "a matassa", e cioè a nastro doppio o triplo.Esempi vicini a quelli del S. Elia potrebbero essere quelli provenienti dalla Puglia. Infatti il motivo a treccia è piuttosto frequente nei contesti dei mosaici paleocristiani pugliesi. In particolare tra i tanti esempi si possono ricordare i mosaici della fase paleocristiana della Cattedrale di Venosa ", e quelli sotterranei della Cattedrale di Bari"'. Tuttavia questo tipo di decorazione è piuttosto rara in contesti scul­torei, un esempio proviene da una mensola scolpita all'in­terno della Cattedrale di Bovino .Altri esempi provengono invece dall'ambito armeno- (in particolare da S. Astvacacin , in una chiesa dell'XI sec., da Pasvack, Vl-VII sec., e da fekor, IV-VI sec.).

Per quanto riguarda la tipologia della chiesa, i con­fronti, anche in questo caso, non sono mancati in futuro né in Italia, all'estero. In Italia la tipologia della chiesa ad unica navata rettangolare, con abside qua­drato viene genericamente collegata all'architettura degli ordini mendicanti, che avrebbero sviluppato questa tipo­logia semplice come "opposizione, o almeno in alternativa con la più consueta tradizione conventuale” A questo contesto sarebbero dunque da ricollegare numerosi edifici simili, nella planimetria, al S. Elia "Vecchio" di Curinga (chiesa di S. Maria Assunta a Castellaneta, Bari; S. Maria della Giustizia a Tarante; S.Francesco, S. Basilio e S. Mar­gherita^* a Cortona, e molte altre). Un confronto più anti­co, caratterizzato dall'abside quadrangolare, potrebbe es­sere costituito dalla chiesa di S. Maria della Croce a Casaranello (LE), la cui datazione (V sec.) sembra trop­po alta rispetto a quella del S. Elia.Ulteriori confronti non mancano in Calabria, ma si trat­ta purtroppo di edifici ormai sconsacrati, in pessimo stato di conservazione (chiesa della Madonna del Rosario, Gizzeria, CZ; chiesa dell'Annunziata  ad Acconia, CZ; ed un edificio ormai adibito a frantoio situato nel paese di Gasponi di Drapia  vicino Tropea. Ancora analogie con il S. Elia di Curinga si trovano nelle chiese di S. Maria  di Amendolara (CS), che presenta la cupola impostata su un tamburo cilindrico, e la chiesa di S. Ruba a Vibo Valentia sulla quale si trova la cupola posta su un tamburo ottagonale. Per quanto riguarda i confronti con l'estero, la tipologia, sempre in ambito armeno, è conosciuta almeno dal V secolo (esempi da Aragyul, Imirzek, Avan), mentre in contesti più tardi, secoli tra il IX ed il XIV, è presente soprattutto in monasteri, dove simili ambienti dovevano avere la funzione di cappelle secondarie (esempi da P'Arpi, Igatak, S. Astvacacin).Altro elemento architettonico importante È senz'altro l'affresco posto sul lato nord della cappella di S. Elia. Lo stile rispecchia il carattere della pittura murale bizantina provincia­le, molto diffusa in Calabria in seguito all'arrivo dei monaci basiliani (IX-XI sec.) . Gli altri elementi architettonici sono attribuibili al XVII secolo, e riguardano quindi le fasi più tarde del mona­stero, cioè quelle della frequentazione carmelitana. Gli scalini per l'accesso al vano cupolato trovano un validissimo confronto con alcuni elementi posti sulla facciata del S. Elia "Nuovo" a Curinga, mentre lo stemma in pietra, il cui dise­gno è sconosciuto sui testi di araldica più importanti, è cer­tamente il frutto della fusione degli stemmi di due famiglie nobili, in seguito al matrimonio di due rampolli".

Eugenio Donato