Tempo
di Ferari e Bettole
Breve Storia della fiera
Curinga, 15
ottobre
2018
Le nostre considerazioni non vogliono essere storia, ma il
rispondere ad una domanda che i più giovani forse si pongono.
Perchè il vino bianco e le bettole a Curinga la terza domenica
di ottobre?
Cominciare da troppo lontano nel tempo sicuramente sarebbe un
azzardo, quindi confidiamo su delle supposizioni logiche e su
quei pochi dati della tradizione che abbiamo e conosciamo.
Il triduo religioso con la fiera cadono a cavallo della terza
domenica di ottobre e viene comunemente detta “A Mmaculata d’a
χera” per distinguerla dalla solenne festa che si svolge in
tutto il mondo l’8 dicembre.
Perché quindi, in questo periodo “strano” questa festa dedicata
all’ Immacolata?
Nella perenne lotta di supremazia delle congreghe che esistono a
Curinga, probabilmente per dare un maggiore risalto alla
congrega dell’ Immacolata, questo triduo è stato legato ad una
grande fiera autunnale. Questi eventi possono essere nati in
concomitanza della fondazione della congrega stessa che risale
al 1777.
Sappiamo
come le economie, fossero legate a filo doppio al mondo
agricolo, basato soprattutto sulla coltivazione della vite,
degli ulivi e dall’ allevamento degli animali domestici,
importantissimi ed essenziali per il sostentamento delle
famiglie.
Or dunque, creare una grande fiera l‘ 8 dicembre per la
solennità dell’ Immacolata, sarebbe stata a rischio eventi
metereologici e forse non sarebbe servita allo scopo che si
prefiggeva, cioè mettere a disposizione dei curinghesi merci di
ogni genere: terre cotte(tiesti, mbumbuli,pignati, limbi);oggetti
di vimini e canne (cisti, panara,criva);Manufatti in
legno( sieggi, majddi ,casci, pirruocciula, cucchiari;)
Oggetti di rame: (coddari,vrascieri,pentole;) oggetti di
alluminio ( giarre, stagnati, cannate, misure varie)
inoltre, utensili per il lavoro dei campi e dell’
artigianato,stoffe,scarpe e gli animali, primi tra tutti il
maiale e l’asino, che entravano a pieno titolo a far parte della
famiglia insieme agli animali da cortile, galli,
galline,conigli, ecc.
I soldi che circolavano nel paese erano veramente scarsi ma
nonostante tutto, quello era il momento di acquistare e vendere,
farsi venditori e compratori;e si vendeva di tutto, le famiglie
mettevano sui banchi le proprie produzioni: lupini, ceci,
fagioli, favino, il primo olio e il primo vino. Questi due
ultimi prodotti hanno, come vedremo, un importanza strategica
per l’economia del paese.
La raccolta delle olive iniziava praticamente a fine agosto (scarma
d’agustu) e proseguiva nell’ anno di carica fino a marzo
aprile. Per le raccoglitrici di olive e i braccianti la prima
paga del lavoro fatto avveniva in concomitanza della fiera
dell’Immacolata, ecco quindi la disponibilità di soldi freschi
da poter spendere in fiera o pagare qualche debito fatto.( Per
amor e di cronaca le raccoglitrici venivano nuovamente pagate
poco prima del Santo Natale e a fine campagna olearia.)
Altro fatto importante il famoso vino bianco di Salice e di
Tremalo.
Credo che Curinga abbia questo primato in Italia , di essere il
primo posto dove si beve il vino novello. Le uve vengono
vendemmiate a fine agosto o i primissimi giorni di settembre, le
botti spumeggianti vengono spillate per la fiera dell’
Immacolata.
La fiera faceva affluire a Curinga centinaia di χerari e
migliaia di persone che accorrevano dai paesi limitrofi a fare
acquisti.
Come bene si intuisce non essendoci macchine, camion, furgoni,
gli unici mezzi erano asini, muli e carri. I “commercianti”
arrivavano qualche giorno prima per occupare i posti migliori e
quindi bivaccavano in paese per più giorni fino al termine della
fiera.
Bisognava industriarsi per dare da mangiare a tanta gente, e chi
meglio delle bettole potevano offrire un riparo, un pasto caldo
e vino a volontà? Oltre alle bettole ufficiali ognuno si
adoperava per dar da mangiare ai χerari e alla gente che veniva
da fuori. Si arredavano alla meno peggio cantine e magazzini
dove il vino bianco ancora bolliva allegro in botti di legno.
Si mangiava quello che la natura e la casa offrivano,
essenzialmente prodotti di stagione: fagioli con olio nuovo,
peperoni e patate, olive schiacciate, cugnetto, noci, lupini, ma
anche vere e proprie leccornie: baccalà schipieci e
fritto, spezzatino,carne di capra, stighiuoli attorcigliate
in una sponza di origano, sarde salate e tanto… tanto
vino bianco, che continuava la fermentazione nello stomaco dei
χerari.
Vino bianco in anticipo su tutti i paesi limitrofi voleva dire
vendere quasi tutta la produzione e ricavare ancora denaro
fresco.
Il mondo cambia Curinga cambia, ma continuare a far rivivere la
tradizione delle bettole e del vino bianco nuovo, è forse uno
dei modi migliori per conoscerci e riconoscerci, questo stare
insieme davanti ad un piatto di fagioli e ad una caraffa di vino
bianco, forse vuol significare che il nostro cuore ha bisogno
ancor oggi più che mai di questa genuinità intellettuale di
questo ancestrale ricordo che ci fa ancora sperare in un
futuro……….
Cesare
Natale Cesareo
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