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La Sagra della discordia . . .

 

 

Curinga, 22 luglio 2017

 

Sembra che a Curinga lo sport preferito, praticato una volta in ‘piazza Signoria’ e ora sul moderno facebook, della “polemica a tutti i costi” non tramonti mai . . . peccato che mentre altrove nelle piccole comunità si coltiva il senso di appartenenza e della solidarietà quali strumenti di sopravvivenza se non di crescita dei piccoli borghi a rischio declino ed abbandono, da noi si preferisce il gioco a perdere e  le divisioni (Curinga contro Acconia, il Piano delle Aie contro la “Piazza” e così via) disprezzando tutto quanto non proviene dalla propria misera inventiva personale e non soddisfi i propri interessi.

Il Tartufo di Pizzo rappresenta una delle eccellenze della nostra Calabria come la cipolla di Tropea, la nduja di Spilinga, la nostra stessa fragola (per la quale ci stiamo attivando con la Camera di Commercio per ottenere il marchio IGP); promuovere tali prodotti come si impegna a fare l’Associazione (non un privato rivenditore, che ha regolarmente pagato la tassa di occupazione del suolo pubblico) che ci ha chiesto l’autorizzazione a far degustare il Tartufo di Pizzo a Curinga può essere solo ammirevole e da tale iniziativa semmai le nostre Associazioni dovrebbero trarre esempio per far conoscere i nostri prodotti fuori dal nostro territorio.

Invece la Sagra del Tartufo svoltasi in Piazza Diaz il 16 luglio scorso in occasione della festa della Madonna del Carmelo, come preventivamente concordato con gli stessi organizzatori della festa, per offrire un maggiore svago ai curinghesi oltre al graditissimo concerto, ha suscitato una miriade di polemiche sulla presunta “concorrenza” che la sagra avrebbe fatto ai bar di Curinga, come se a Curinga si producesse il tartufo o come se l’Associazione del tartufo offrisse caffè o altre bibite, pasticcini o il tradizionale cono gelato. “il tartufo non lo facciamo noi e quindi non lo vogliamo” questa le logica più oscura dell’oscuro MedioEvo nell’era della globalizzazione.

E’ sinceramente difficile comprendere la logica populista di questa polemica in base alla quale per salvaguardare i nostri commercianti dovremmo forse erigere l’ennesimo muro, si un bel muro alle porte di Curinga Centro e non farvi entrare gli estranei quali gli ambulanti o i commercianti che vengono al mercato del venerdì.

Si aboliamo il mercato, perché no!

Al mercato viene il commerciante che vende i formaggi che sicuramente fa concorrenza alla nostra latteria; il macellaio e anche il commerciante di frutta e verdura, tutti fanno concorrenza e con prodotti identici (il tartufo di Pizzo se consentite è altro!).

Cari concittadini dediti alla polemica, non sarebbe il caso di riflettere sul perché i negozi di Curinga non godono di buona salute? Perché non polemizzate sui curinghesi che il venerdì vanno al mercato di San Pietro a Maida anziché a quello di Curinga e non preferiscono per esempio sabato quello di Acconia, o fanno tutta la loro spesa al Centro Commerciale anche acquistando prodotti che si trovano facilmente a Curinga?

Dov’è il nostro spirito di comunità? Dov’è tutta questa collaborazione che si vorrebbe dare, dove sono le proposte costruttive? L’Amministrazione comunale ha sempre sostenuto, come ha potuto, gli esercizi commerciali quali bar, trattorie ecc. del centro storico riducendo del 50% la TOSAP e le iniziative locali, basti pensare ai contributi non solo economici che vengono ogni anno erogati alle numerose Associazioni presenti sul territorio. Avrebbe potuto l’Amministrazione utilizzare queste risorse per fare delle feste megagalattiche durate l’estate e prendersene i meriti, ma si scelto di favorire invece le iniziative delle Associazioni per sostenere e sollecitare l’associazionismo come risorsa sociale e culturale del Paese, patrocinando manifestazioni che oltre ad allietare i curinghesi richiamano cittadini dei paesi vicini che riempiono le piazze nonché gli esercizi commerciali.  Abbiamo proposto tempo fa di organizzare nel periodo pasquale, durate il quale non ci sono feste se non quelle religiose, la sagra della Cassata, un manicaretto della nostra remota tradizione che si sta perdendo negli anni, ciò offrendo il massimo sostegno; purtroppo non se ne è fatto nulla, come non si è fatto nulla della cooperativa sociale che doveva nascere a Curinga per dare lavoro ed offrire i servizi che il Comune è costretto ad affidare all’esterno. L’Amministrazione - è certo - da sola non può risollevare una comunità, le associazioni ma anche i singoli cittadini hanno un ruolo fondamentale nella proposizione di iniziative e nella realizzazione condivisa degli eventi, solo insieme con proposte serie e costruttive, senza sterili polemiche possiamo rinsaldare il tessuto sociale di Curinga. Buona estate a tutti e . . .state sereni.

L’Amministrazione Comunale

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

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