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Don Ettore Galbiati
Missionario
Nato a Barzanò (LE) nel 1926 si spegne a Neuquen (Patagonia) 2011
Durante l’omelia Domenicale, nella chiesa Piccola di San Giovanni Battista,dove lui tante sante messe ha celebrato,ho appreso con grande commozione,che si è spento ed è tornato al Padre Don Ettore Galbiati.
Probabilmente a molti questo nome dice poco o niente,ma per noi che negli anni sessanta eravamo più che adolescenti,e per la nostra comunità di Acconia che lo vide arrivare,si direbbe oggi a scavalco,non come parroco fisso,a celebrare messa, fu certamente un dono del Signore.
Oggi Acconia è, lasciatemelo dire,una bella comunità,accogliente verso tutti, ma soprattutto verso i nuovi migranti ,quelle genti che don Ettore avrebbe poi contribuito ad Evangelizzare,
è cresciuta,piena di sana imprenditorialità,forte di una scolarizzazione continua dei nostri ragazzi ,che non abbandonano più la scuola per imparare solo un mestiere,ma negli anni sessanta quando Don Ettore mise piede nel nostro paese,la musica era diversa.
Acconia si presentava agli occhi di chi arrivava non molto diversamente dagli altri paesi circostanti,dove il lavoro era quasi assente, i servizi nelle case inesistenti, povertà dappertutto e tanto analfabetismo,cominciava l’emigrazione dei nostri fratelli più grandi, verso le americhe e verso i paesi del nord.
Ci si aggregava nell’unica piazza esistente,all’epoca,” il campo”, che fungeva a secondo delle occorrenze, da luogo per la fiera paesana,a campo delle bocce e per noi bambini naturalmente a campo di calcio,non so come riuscivamo a giocare data la conformità del “campo” di figura triangolare, sicuramente più adatto al gioco del baseball.
In questa scena di Felliniana memoria, arrivò un giorno questo sacerdote,uomo venuto dal nord,per svolgere la sua Missione Evangelica in questa piccola comunità del profondo sud.
Fù subito un fulmine a ciel sereno per tutta la nostra piccola comunità,per noi ragazzi fù subito la luce.
Si rese subito conto che non era affatto necessario andare in Africa o nei paesi del terzo mondo,dove lui poi comunque andò per vivere la sua vita da Missionario predicando la Parola di Dio,ma che la sua missione poteva benissimo iniziare da questo posto.
Ricordo ancora insieme ad i miei amici coetanei il giorno in cui arrivò tra noi e ci portò un pallone di cuoio n° 3, che naturalmente noi non avevamo mai visto, e rimboccandosi i pantaloni si mise giocare con noi nel “campo”, è inutile nascondere che aspettavamo con ansia il suo arrivo e dopo le quasi interminabili partitelle ,tutti a servire Messa;
Ci conquistò avvicinandoci alla sua Chiesa.
Quando invece decise di visitare e Benedire le case dei suoi parrocchiani,si rese conto della povertà esistente, in molte di esse non esistevano che la cosiddetta “buffetta”,tavolo su cui si pranzava,e la “cascia” una cassapanca dove si custodiva gelosamente il poco cibo ed i pochi averi a disposizione.
Non so come, ne so dove riuscì a procurarseli,ma nel giro di qualche mese non c’era casa o famiglia di Acconia che ne aveva bisogno, che non avesse almeno una culla per i propri bambini e qualche pensile per le vettovaglie,entrambe ricordo di colore verde militare,che diventarono per molte di esse l’unico arredo.
Di tanto in tanto si aggirava tra i pochi luoghi per cosi dire ritrovo dell’epoca,un bar –tabacchino ed alcune bettole,si sedeva al tavolo da gioco con gli incalliti giocatori di briscola e tressette per poter dialogare anche con chi in chiesa non ci andava mai ,escluso forse i momenti canonici,matrimoni,funerali e forse Natale e Pasqua.
Per la Giornata Missionaria ,organizzò la prima,credo, rappresentazione teatrale ad Acconia,facendoci vestire come i bambini africani e cinesi,per farci comprendere che noi sì eravamo poveri ma sicuramente c’erano in Africa,in Patagonia,in Oriente, bambini che stavano peggio di noi.
Il suo esempio fu tale che forse per la prima volta quando lui oramai era andato via per proseguire la sua missione altrove, alcuni giovani presero la via del seminario vescovile di Nicastro e poi di Tropea, volendo credo immedesimarsi in lui e nelle sue azioni,nessuno di noi diventò poi sacerdote,ma l’esperienza fu tale che ci forgiò per le scelte future.
Da notizie che di tanto in tanto siamo riusciti ad avere sappiamo che la sua missione è proseguita prima in Patagonia e poi in un piccolo centro delle Ande nelle Americhe del Sud,dove per sua espressa volontà, ha voluto essere sepolto per restare vicino ai suoi fratelli più poveri e più bisognosi ed oggi riposa nella pace del Signore
Oggi che non c’è più su questa terra , che vive sicuramente felice tra le braccia del Padre,credo che la comunità di Acconia debba ricordarlo come un uomo GIUSTO,DALLA PARTE DEI PIU’ DEBOLI E DEI PIU’ POVERI,esattamente come il Vangelo che lui predicava.
Curinga li 08/07/2011
Geom. Antonio Frijia
Dopo
l'ordinazione sacerdotale e alcune esperienze vissute in Brianza, don Ettore
si era trasferito nella diocesi di Casalemonferrato, in Piemonte. Da lì,
insieme ad altri religiosi, verso la fine degli anni Sessanta, partì alla
volta dell'Argentina. Fu dapprima missionario a Neuquen in Patagonia, dove
visse per svariati decenni e solo qualche anno fa, per motivi di età, fu
trasferito a Villa La Angostura, un piccolo nucleo nella regione andina.
Qui don Ettore ha vissuto gli ultimi anni della propria missione evangelica.
A Barzanò il suo ricordo è ancora vivo in quanti lo avevano conosciuto. Fu
grazie a lui che nel 1947 fu fondata l'associazione missionaria ''La sola
verità è amarsi'' ora presieduta da Franco Godina. Forte fu la volontà di
costituire il sodalizio aggregando un buon numero di giovani del territorio
e ispirata agli insegnamenti di Raoul Follereau.
In Brianza il religioso non tornava da più di dieci anni, anche se
periodicamente un gruppo di amici barzanesi andava in Argentina a fargli
visita.
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