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Elisabetta Anania

 

 

Elisabetta Anania nasce a Curinga il 9 ottobre 1906 frequenta le scuole superiori a Catanzaro conseguendo la Maturità Magistrale e successivamente quella del Liceo Scientifico:

Iscrittasi alla facoltà di Chimica e Farmacia alla Regia Università di Napoli, si laurea nel 1932, iniziando ad esercitare la professione prima ad Olivati e poi a Curinga fino al 1973.

E’ stata la prima donna laureata nel nostro comune e, probabilmente, anche la prima nella nostra provincia.

Ha svolto la sua professione con competenza,umanità,senso del dovere,disponibilità verso tutti,in particolare nei confronti di coloro che apparivano più bisognosi di cura ed attenzione,per questi ultimi spesso si prodigava gratuitamente offrendo le sue competenze mediche e il suo sostegno umano e spirituale fondato su una profonda fede e rispetto ai principi francescani tanto che il suo motto era” Dum tempus habemus opereremur bonum”

Muore a Curinga il 4 aprile 1992.

 

 

Relazione della figlia Rosalba Aloisi in occasione dell' intestazione di una  Via Cittadina alla Farmacista Elisabetta Anania

Curinga, 28 luglio 2011

Elisabetta Anania nasce a Curinga il 9 ottobre 1906, completa il primo ciclo di istruzione nel paese di origine; poi frequenta le scuole superiori a Catanzaro dove consegue il diploma Magistrale e successivamente la Maturità presso il liceo scientifico della città. Nel 1926, all’età di vent’anni si iscrive alla Facoltà di Chimica e Farmacia presso la Regia Università di Napoli dove si laurea nel 1932. Viaggiava da sola a Napoli, tra le scandalizzate reazioni dei benpensanti, con gli scarponi dalle suole rinforzate dai chiodini “ i tacci”.

Le viene offerta la possibilità di rimanere a insegnare nella Facoltà, ma è costretta a rifiutare per le precarie condizioni di salute del padre e della sorella maggiore. Ritornata in Calabria, svolge la sua professione di farmacista dapprima a Olivadi e poi, dal 1933 al 1973, a Curinga. La sua profonda fede cristiana e la sua appartenenza al Terz’Ordine Francescano le fanno concepire la sua professione letteralmente come missione nei confronti di tutti coloro che hanno necessità di ricevere un aiuto concreto per problemi di salute. A ciò s’accompagnano la notevole competenza nella preparazione dei farmaci galenici e la conoscenza della chimica farmaceutica e della farmacologia, tanto che spesso i medici le affidano l'incarico di seguire il decorso delle malattie o di vigilare sulla corretta somministrazione dei farmaci, di fare medicazioni, di preparare prodotti galenici riguardanti malattie della pelle, ustioni, coliche addominali etc. La farmacia di Curinga si trasforma in una sorta di Pronto Soccorso perché, per qualsiasi problema di salute, molti curinghesi passano dapprima dalla dottoressa Anania, la quale interviene subito nel caso di patologie di lieve entità, mentre subito indirizza i pazienti verso i medici in presenza d’un quadro patologico rilevante o preoccupante. Elisabetta Anania ha concluso la sua storia umana e professionale a Curinga il 4 aprile 1992.

Ancora oggi, venendo in vacanza, molte persone mi raccontano episodi che evocano la disponibilità e  la competenza di mia Madre, offerte sempre gratuitamente. Credo riuscirà gradito a tutti il racconto d’un episodio esemplare per le giovani donne di questo nostro paese.

Era il 1943. Il fascismo era appena caduto. I Tedeschi erano fermi all’Angitola dove controllavano i traffici e i movimenti dei civili. Mia Madre aveva un paziente che aveva bisogno della penicillina reperibile solo a Vibo, come aveva saputo dai colleghi farmacisti dopo averli tempestati di telefonate fatte dalla cabina pubblica. Mia Madre chiamò Peppino Marongelli, uno dei due autisti pubblici assieme a Vito Mazza, per farsi accompagnare a Vibo. Giunti all’Angitola, la loro vettura viene fermata dalla pattuglia tedesca che proibisce all’autista di andare oltre. Peppino Marongelli, uomo molto prudente, implora la “Signorina”, come allora veniva comunemente chiamata mia Madre, di abbandonare l’idea di continuare il viaggio. Mia Madre invece scende dall’auto e comincia a inveire contro la barbarie dei Tedeschi che le impediscono di compiere il suo dovere. La concitata conversazione richiama l’attenzione del capo-pattuglia tedesca il quale, sentita mia Madre, le dà via libera e anzi la fa scortare sino alla farmacia vibonese.

Sono fiera di mia Madre e dei suoi insegnamenti umani e morali.

      Rosalba Aloisi

 

 

 

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