Curinga Ri-Vista attraverso la Storia, le Arti, la Cultura, le Foto, le Video Clip

 

 

 

La nostra storia

Dal paleolitico ai nostri giorni

 Al Paleolitico inferiore, precisamente ad un arco di tempo compreso tra i 700.000 ed i 500.000 anni fa, risalgono i primi-insediamenti umani nell'area meridionale della Piana di S. Eufemia (Fondo Casella, due km a Nord-Est dello

scalo ferroviario di S. Pietro a Maida), in una zona, cioè, assai vicina a quella in cui si sarebbero sviluppati in epoca storica i centri abitati facenti parte oggi del Comune di Curinga.

Nella stessa Piana di Curinga sono emerse di recente testimonianze cospicue del Neolitico antico.

Nel periodo magno-greco molto probabilmente Lacconia, con un modesto centro abitato, costituì un approdo marittimo tra le foci dell'Amato e dell'Angitola.

Dell'età romana restano i ruderi di un complesso termale (III-IV sec. d.C.) facente parte probabilmente di una grande villa padronale. Abbandonata dalla popolazione nel periodo dell'occupazione gotica ed al tempo dei Longobardi, Lacconia subì successivamente, sotto il dominio bizantino, frequenti incursioni saracene. È in tali secoli che, si è indotti a credere, nel quadro di un fenomeno che  interessa tutta la Calabria, a causa dell'impaludamento della pianura, del diffondersi della malaria, dell'insicurezza crescente delle coste, nuclei consistenti di abitanti si spostano sulla collina formando i primi borghi rurali (corìa) dai quali trae origine il centro abitato di Curinga.

Lacconia, comunque, rifioriva sotto i Normanni e sotto gli Svevi. Pare che in questo periodo costituisse un feudo a sé, staccato dalla diachoria di Maida, sotto Giacomo, figlio di Ruggero Sanseverino. «Più verosimilmente si ritiene che, proprio sotto i re normanni e l'imperatore svevo, nel territorio di Lacconia venisse importata la coltivazione della

canna da zucchero...» 4. In questo periodo cominciano ad espandersi le colture di agrumi e, poi, anche di gelsi.

Il  re Carlo d'Angiò conferma in un primo momento l'autonomia di Lacconia, affidandola a Giordano Sanfelice, l'aggrega in un secondo momento, assieme ai casali di Cortale e di Curinga, al feudo di Maida sotto Egidio di

Santoliceto. Nel 1331 il feudo maidano ed il feudo lacconiese passano a Goffredo Marzano. Nel 1409 i due feudi vengono acquistati da Giovanni Caracciolo.

Le devastazioni delle lotte tra Angioini ad Aragonesi toccano Lacconia e Curinga che, comunque, soprattutto la prima, appaiono in ripresa agli inizi del secolo XIV. Ma le prepotenze dei signori, le violenze degli armati, il fiscalismo esoso continuano ad affligere le due contrade ancora nel secolo successivo, in cui si sviluppa anche il brigantaggio.

Dai primi del Duecento si ha notizia del funzionamento di una tonnara sulla costa di Lacconia e, nel Quattrocento, di un'attività peschereccia del casale di Curinga, che scompare completamente in tempi più recenti.

Nella Piana le coltivazioni dei gelsi e della canna da zucchero «.. .vennero di nuovo privilegiate da Alfonso di Aragona, che promosse lavori di bonifica nel territorio lacconiese. Questo re al fine d'incrementare in particolare la col-tivazione e la produzione della canna da zucchero ed accrescerne il prodotto,fece costruire "grandi edifici ed alquanti trappeti per confettare detto zucchero"di modo che vi fu lavoro per tutti ed anche una temporanea ripresa della popolazione» 5.

Ma i tributi gravosissimi rendevano ben triste la situazione.

Il 2 giugno 1459 le truppe regie fanno strage, sotto le mura di Maida, di 3.000 contadini in rivolta guidati dal Centelles e da Luise Caracciolo.

Tra le attività economiche della zona, tra il Quattrocento e il Cinquecento,si ricordano ancora la pesca (sarde e tonni abbondavano nel mare di Lacconia) e poi la coltivazione dello zucchero, del sesamo, del lino, lo sfruttamento di cave di marmo, la produzione di «bellissimi vasi di vetro» a Curinga. Intanto Maida e Lacconia venivano date da Alfonso il Magnanimo al secondogenito Federico che, nel 1496, bisognoso di danaro, vendeva la prima a Pirro Loffredo e Lacconia, per 2.000 ducati, a Marcantonio Caracciolo.

Tra la fine del secolo XV e l'inizio del XVI si aggrava la minaccia turchesca sulle coste; negli anni Cinquanta di  quest'ultimo viene eretta, nella serie di torri costiere di avvistamento e di segnalazione, una torre a Mezza Praia, che,

comunque, non salverà Lacconia dalle frequenti e gravi scorrerie (secoli XVI e XVII). Notevole e costante è il decremento demografico del centro della Piana in tutto il Cinquecento.

Nei primi anni del secolo successivo, titolare dei feudi di Maida e Lacconia diventa Marcantonio Loffredo.

Il terremoto del 1638 ebbe le sue conseguenze anche a Lacconia ed a Curinga, con crolli di edifici ed un imprecisato numero di morti nella prima ed un morto nella seconda.

Nella seconda metà del Seicento i Loffredo, oppressi dai debiti, vendono il feudo di Maida, Lacconia e Curinga   comprese, ai Ruffo, che ne manterranno la titolarietà fino al 1806. Numerose notizie documentano la tragica condizione, in questo secolo e nel seguente ed ancora nell'Ottocento, della popolazione di Lacconia che gradualmente

si spopola a causa delle alluvioni (quella del 1766 la ridusse un arenario) e della malaria. La popolazione di Curinga è ripetutamele decimata in questi secoli dalle epidemie. Nel trimestre marzo-maggio 1672 i Registri della Parrocchia di Sant'Andrea segnalano non meno di trenta decessi per fame.

Effetti disastrosi ebbe il terremoto del 1783, che, praticamente, faceva sparire il centro di Lacconia, mentre Curinga negli anni successivi veniva quasi del tutto ricostruita. Poi vennero la soppressione dei benefici ecclesiastici e la Cassa Sacra. Anche a Curinga quei provvedimenti furono «.. .l'occassione dell'accumulazione fondiaria nelle mani dei benestanti» 6. L'abolizione dell'organizzazione feudale faceva sparire l'antico «stato» di Maida, l'organizzazione dei casali, la baronia di Lacconia. Nasceva la municipalità di Curinga, alla quale Lacconia veniva aggregala.

Nel primo decennio dell'Ottocento si assiste ad un accentuarsi della violenza privata e, anche nella zona di Curinga, prende corpo l'organizzazione di bande di briganti.

In territorio di Curinga, precisamente presso il Ponte delle Grazie, il 27 giugno 1848 si verificava un aspro scontro tra Nazionali (numerosi erano i Curinghesi tra le file di questi) e Borboni.

Presso lo stesso ponte il 27 agosto 1860 si combatteva una battaglia tra le Camicie Rosse (tra le quali 55 Curinghesi) e le truppe borboniche. Il 28 agosto Garibaldi è a Curinga da dove prosegue per Maida il giorno successivo.

Da Curinga parte la prima mossa nei moti insurrezionali della Calabria del maggio 1870 «per combattere la miseria e l'oppressione di un re traditore ».

Poche sono le ricerche sulla situazione sociale nel secolo XIX. La tradizione orale lascia trapelare uno stillicidio di contrasti tra la grossa proprietà terriera — con non pochi episodi di intimidazione violenta ed altrettanti episodi

di violenta resistenza — ed i piccoli proprietari, i cui appezzamenti erano di continuo minacciati dal pericolo dell'assorbimento. Nella seconda metà dell'Ottocento si apriva la valvola di sfogo dell'emigrazione che si dirigeva soprattutto verso gli Stati Uniti, l'Argentina, il Brasile.

Dall'emigrazione giungono i primi fermenti che porteranno alla formazione di un vivace movimento contadino di orientamento socialista, che fu protagonista di episodi vari di lotta sociale nel primo dopoguerra. Agli inizi del

nostro secolo veniva costituita la prima cooperativa.

Momenti talora assai aspri dei confronto sociale e politico si verificavano nel secondo dopoguerra, anche con iniziative di occupazione delle terre, dopo la caduta del Fascismo ed il ristabilimento delle regole democratiche.

La ripresa dell'emigrazione, che si orientava negli anni Quaranta e Cinquanta verso l'America del Nord, soprattutto verso il Canada, e verso l'Argentina, negli anni Sessanta verso il Nord-Italia e il Centro Europa diventava una delle cause di quel processo di sfaldamento del quadro sociale al quale in precedenza si è accennato.

 

Tratto da “L’Acqua di Gangà” La cultura orale di una comunità calabrese.

Raccolta coordinata da Sebastiano Augruso  - Giovambattista Calvieri - Palma de Vita – Pietro Monteleone.  (Ed. 1990)

 

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