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Casella di testo:

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Studio Medico Associato “Alcmeone”

Dr.Domenico Furciniti, Dr .Angelo Augruso,Dr. Antonio Ferraro

Via Nazionale 176  Tel.:0968739232;

                       09681903848                         

studioalcmeonecuringa@gmail.com

888022Curinga

                     

Caro Cesare, nell'esprimerti la mia piena condivisione  su quanto hai scritto a proposito di alcol e giovani e nell'offrire la mia disponibilità a qualsiasi attività di sensibilizzazione e prevenzione nei confronti di un così grave problema,  ti chiedo ancora ospitalità per pubblicare queste mie riflessioni sulla nota del Sindaco di Curinga del 26 aprile 2012.

 

 

Ringrazio il Sindaco, anche a nome dei Colleghi dello Studio Medico “Alcmeone”, per l'attenzione manifestata nei riguardi della nota di risposta alle proposte dell'Assessore Frijia in merito al rinnovo delle esenzioni dal ticket per le prestazioni sanitarie : l'attenzione e l'ascolto devono essere doti che un buon Amministratore deve esercitare quotidianamente.

Un certo senso di sconcerto che mi ha  colpito, però, scorrendo fino alla fine le righe nelle quali si articola la precisazione del Sindaco.

Egli si produce in un esercizio legal-burocratico, farcito di citazioni di leggi, decreti, circolari e disposizioni varie, per giungere ad esprimere “…un dissentimento riguardo a quanto affermato allorquando l’attività professionale di che trattasi viene additata quale “….realtà della quale l’Amministrazione potrebbe/dovrebbe tenere conto nella programmazione delle proprie attività socio-assistenziali”; detta ultima circostanza può generare confusione in chi legge che giustamente si interroga : come mai il Comune non coinvolge lo studio “Alcmeone”?” e per concludere che lo studio associato, “non essendo configurabile nel Terzo settore”, non avrebbe alcun titolo per essere considerato nel novero degli enti “inseriti a pieno titolo tra gli “attori” della legge sia nella programmazione e organizzazione del sistema integrato sia nell’erogazione dei servizi.”

Precisazione lapalissiana quanto non attinente al contenuto della mia nota di risposta alle proposte dell’Assessore, nella quale si precisava l'impossibilità del Medico di Medicina Generale a svolgere un qualsiasi ruolo nella concessione/rinnovo delle esenzioni dal ticket per le prestazioni sanitarie al solo ed esclusivo fine di evitare di creare confusione e false aspettative nelle persone interessate e dirimere in via preventiva gli equivoci sulla possibilità che  il Medico potesse avere alcuna funzione nel  rinnovo delle esenzioni ed a creare inutili e dannosi contenziosi negli ambulatori.

Solo questo, nessuna richiesta di partecipazione alla gestione di alcunchè , avendo ben chiare in mente competenze e capacità di ciascuno.

E' stata solo ribadita la caratterizzazione eminentemente clinica dell'attività dello Studio: nessuna richiesta di coinvolgimento in nulla, nessuna voglia di diventare consiglieri del Sindaco che è sufficientemente esperto e consigliato e che si sceglie i consulenti ed i referenti come meglio crede : al massimo offerta di esperienze, conoscenze e competenze da mettere a disposizione della comunità di Curinga. 

Lo stesso atteggiamento che era alla base del documento redatto per rispondere alla richiesta dello stesso Sindaco , poche settimane dopo il suo insediamento, di spunti che avrebbero potuto essere utili in vista di una riflessione su un possibile uso dei locali del cosiddetto ed abbandonato “poliambulatorio” di c/da Salici e che, con l'occasione, secondo noi è il caso di riprendere.

Rifacendosi prevalentemente alle Linee guida del 2003 della Fimmg, Commissione Nazionale "Domiciliarità & Residenzialità delle cure" per gli ospedali di comunità sull'utilità e sulla gestione di queste importanti strutture per l'assistenza territoriale, si suggeriva al Sindaco di destinare i locali di c/da Salici alla creazione, sull'esempio di quanto realizzato in altre regioni italiane, di una struttura residenziale definita “ospedale di comunità”.Si tratta di una struttura in grado di erogare assistenza sanitaria di breve durata riservata a quei pazienti che, pur non presentando patologie acute ad elevata necessità di assistenza medica, non possono tuttavia essere assistiti adeguatamente a domicilio per motivi socio sanitari, a  malati affetti da patologie croniche che periodicamente necessitano di controlli o terapie particolari, a persone che, a seguito di malattie acute o evolutive, necessitano di terapie difficilmente erogabili a domicilio, malati in fase preterminale-terminale non gestibili a domicilio. Tutto questo è realizzabile con la gestione clinica affidata al Medico di Medicina Generale di ogni singolo paziente, l’assistenza prefestiva, festiva e notturna garantita dal servizio di Continuità Assistenziale,  gli interventi in emergenza  garantiti dal Medico di Guardia dell’Area Medica.

In quel documento si evidenziava anche come l'Ospedale di Comunità potrebbe operare attraverso la presa in carico globale dei bisogni della persona assicurando ai pazienti continuità di assistenza tra ospedale e domicilio e piani di cura personalizzati, finalizzando la degenza ad obiettivi quali l'abbreviazione dei tempi di diagnosi e terapia mediante l’utilizzo, da parte dei MMG, della dotazione diagnostica e tecnologica di base del presidio territoriale dell’Azienda ULSS, il consolidamento dei risultati ottenuti durante il ricovero in reparto per acuti per tutti quei pazienti in condizioni di fragilità che necessitano di ulteriore monitoraggio clinico, la prevenzione delle complicanze e recupero dell’autonomia finalizzato al rientro al domicilio o a posticipare il più possibile l’ingresso in strutture residenziali, l'assistenza, il sollievo del dolore fisico e psichico nonchè il mantenimento della qualità di vita e delle relazioni significative per i pazienti affetti da malattie neoplastiche inguaribili non gestibili a domicilio.

In questo contesto visto che, come correttamente afferma il Sindaco, “ il Comune nell'ambito dei Comuni del distretto, associati tra di loro e di intesa con la ASL - interlocutore privilegiato partecipa alla fase di programmazione, gestione e verifica degli interventi integrati e a tal fine sottoscrive l’accordo di programma con cui viene adottato il PdZ -, e con il concorso di tutti i soggetti attivi nella progettazione, definiscono il sistema integrato di interventi e servizi sociali del loro territorio”, potrebbe (o forse è più corretto dire avrebbe potuto) farsi promotore della realizzazione di una struttura rivolta sicuramente  alle  crescenti richieste di assistenza per le fasce vulnerabili di popolazione e perfino, viste le esperienze esistenti, a costi accettabili sia per gli utenti che per i gestori (alcune stime valutano il costo del posto letto in ospedale di comunità in media a € 110-130/die a fronte di cifre che superano in media i 500 €/die negli ospedali tradizionali).

La tendenza alla deospedalizzazione ed alla valorizzazione delle risorse territoriali va assumendo connotazioni sempre più forti anche nella sanità calabrese: Comuni del nostro circondario, non certo più importanti o più dotati del nostro, sono riusciti a far collocare nei loro territori strutture e servizi che tornano utili alle popolazioni locali sia dal punto di vista sanitario che, con i tempi che corrono, con qualche ricaduta positiva anche dal punto di vista economico.

Il discorso dell'ospedale di Comunità potrebbe, o forse poteva, inserirsi in questo contesto . Così finora non è stato: speriamo di essere smentiti nel futuro.                                                                                                 L'aggiunta, nella parte finale nella nota del Sindaco, di un'apparente apertura “dell'amministrazione a qualsivoglia suggerimento e/o proposta per un miglioramento dei servizi espletati e/o da espletare nell’interesse delle categorie più deboli” fa in ogni caso ben sperare. Noi abbiamo offerto il nostro contributo e continueremo a farlo ogni volta che ne saremo richiesti.

Concludo con un'ultima considerazione. Ci si lamenta della scarsa partecipazione dei cittadini alla vita pubblica: è un problema che esiste, è vero. Il dialogo prevede, però, almeno due soggetti che si parlino, che si ascoltino e che siano disposti ad apprendere l'uno dall'altro. Se uno dei due protagonisti parte dal presupposto che l'altro nulla sa e poco capisce degli arcani misteri ”delle funzioni spettanti all’ente Comune in materia di organizzazione di un sistema integrato di interventi e/o attività socio/sanitari/assistenziali “ e gli è “difficile comprendere, se non pratica l’amministrazione attiva, le funzioni dei Comuni nei processi organizzativi dei cosiddetti “servizi pubblici” nessun dialogo si potrà mai avviare: ci sarebbe, tutt'al più, un monologo, una narcisistica contemplazione delle proprie capacità e delle proprie abilità.                                                                                                                Persino De Gaulle,che è tutto dire, qualche volta usava ascoltare gli altri nonostante fosse solito affermare: ”Quando voglio sapere che cosa pensa la Francia, lo chiedo a me stesso”.

A noi non servono personaggi simili, preferiamo i personaggi per i quali “...la libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana: noi non siamo sospettosi l'uno dell'altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.....e benchè in pochi siano in grado a dar vita ad una politica, tutti qui siamo in grado di giudicarla, noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.” Ma questo era  Pericle nel 500 ac e di Pericle non se ne sono più visti in giro.


Curinga,5 maggio 2012, 191° anniversario dalla scomparsa  di Napoleone Bonaparte

Angelo Augruso

 

 

 

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