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Alessandra Bertone Vince la Settima Edizione del Premio “Fortunato Perugini”

 

 

 

Curinga, 15 aprile 2012

Il Premio Fortunato Perugini nasce dalla volontà del figlio Carlo,che vuole con questa manifestazione far rivivere la figura del Dottore Fortunato Perugini, Medico vissuto nel secolo scorso e del quale resta viva la memoria e il ricordo legato alla sua grande capacità professionale , alla sua innata  generosità e umanità, verso quanti si affidavano con totale fiducia alle sue cure. Premio  giunto quest’ anno alla Settima Edizione, apprezzato per la sua finalità intrinseca di voler valorizzare i talenti di giovani studenti in medicina

Il premio di quest’ anno è stato assegnato ad una giovane studentessa iscritta al quarto anno di Medicina dell’ Università di Pavia,  premio assegnato dalla commissione giudicante, che ha  valutato con attenzione gli innumerevoli curriculum giunti dalle varie università Italiane. Una scelta oculata quella di premiare la studentessa Alessandra Bertone, che ha coniugato sia l’ ottimo profitto scolastico sia la capacità di rapportarsi con le tante emergenze sanitarie e sociali presenti nella nostra società, ma è stato valutato  anche lo slancio  dimostrato ad essere pronta a spendere la sua voglia di aiutare il prossimo. Membro dell’ associazione  “Pace” (Prevencion And Clinical  Education) ha partecipato alla missione svoltasi la scorsa estate in Uganda  presso il Bishop Asil  Memorial Hospital di Luwero, non solo all’ estero, ma svolge la sua attività di volontariato finalizzata alla raccolta di fondi in Italia per il “Progetto Luwero” .

Inoltre sempre per il suo slancio altruistico svolge attività come operatrice volontaria nell’ ambulatorio Stranieri al Policlinico San Matteo di Pavia dal novembre 2010.

        Una sala stracolma quella che la Confraternita del Carmelo ed il suo priore, Giovambattista Panzarella, hanno  messo a disposizione per questa importante manifestazione.  La premiazione di Alessandra Bertone è stata preceduta da un interessantissimo incontro nel quale è stata ricordata la figura del Dottore Fortunato Perugini attraverso un filmato che ha ripercorso le tappe fondamentali della sua vita legata a doppio filo alla sua famiglia ,(emblematica una delle ultime foto che lo ritraggono con in braccio un pronipote, nella quale sembra vedere il Dottore Perugini ormai anziano, cedere simbolicamente il testimone di una vita vissuta all’ insegna del servizio e della passione per la professione medica).

Nel convegno , dopo una breve introduzione di Cesare Cesareo direttore dei siti  www.curinga-in.it  e www.curinga-insieme.it  sono intervenuti con le loro relazioni, che hanno suscitato l’interesse del numerosissimo pubblico, il Dott. Pietro Mazzotta, colonnello della Guardia di Finanza, nell'ambito della quale ha ricoperto e ricopre incarichi prestigiosi anche di livello nazionale, che ha trattato un tema di grande  importanza per la  nostra società, “ Solidarietà e Rispetto delle Regole”. Argomento di grande attualità che  ha richiamato tutti ad una attenzione particolare verso i nostri comportamenti e verso il rispetto degli altri,  in un mondo come il nostro dove spesso ci si chiude nel proprio guscio .  La Dott.ssa Caterina Mazzotta  che ha esercitato presso una delle Strutture più importanti della Capitale, il “San Camillo” , svolgendo le funzioni di Aiuto Primario nel reparto di Terapia Pediatrica e Neonatale, attualmente esercita la libera professione a Roma , ha affrontato un tema di viva attualità che si è presentato nella sua drammaticità  negli ultimi anni  “Il Bambino Migrante Nuove Sfide”.

“ L’ importanza della prevenzione in medicina” l’ Argomento che  ha proposto la dott.ssa Margherita Perugini , un tema che ormai è un punto fondamentale della medicina Moderna. Prevenzione e diagnosi  precoce  diventano un importante baluardo contro l’ insorgenza di patologie anche gravi, aiutando i pazienti a adottare sistemi di vita adeguati e a vivere in maniera da poter allontanare molti fattori di rischio. Attualmente la dott.ssa Margherita Perugini è titolare M.C.A. Postazione di Cortale.

Ha concluso gli interventi Il Dott. Vincenzo Serrao, dirigente della Chirurgia d’ Urgenza e Corso di Operazioni presso  l' Azienda Ospedaliera «Pugliese Ciaccio» di Catanzaro. Il dott. Serrao ci ha ricordato come la medicina abbia fatto progressi impensabili nel corso degli anni e come a cavallo di due secoli abbia cambiato anche l’ impatto interpersonale tra paziente e medico ricordando con affetto il Dott. Fortunato Perugini, che è stato suo maestro e suo punto sicuro di riferimento. Il suo tema “Fortunato Perugini: la medicina tra due secoli

Terminati gli interventi ascoltati con notevole interesse e molto applauditi , Cesare Cesareo ha consegnato il premio alla Vincitrice consistente in una pergamena e un assegno, segno tangibile e concreto contributo alle doti della giovane studentessa Alessandra Bertone .La borsa di studio è stata naturalmente messa a disposizione dal Presidente del premio,  Insegnante Carlo Perugini, che visibilmente commosso ha ripercorso alcuni momenti salienti della vita pubblica del padre ricordandolo anche come primo sindaco di Curinga subito dopo la seconda guerra mondiale. Periodo storico altamente conflittuale nel quale con la sua signorilità e il suo grande carisma ha saputo trasportare il comune da un periodo di grandi necessità soprattutto materiali ad un dopoguerra più sereno ed economicamente migliore. 

Una bella serata da ricordare che sicuramente resterà scolpita nella memoria di Alessandra Bertone dei suoi genitori e degli amici, che l’ hanno voluta accompagnare in questo viaggio a Curinga (CZ) lontano da Stradella (PV) suo paese natale.

   Cesaree Natale Cesareo

Articolo pubblicato il 18-04-2012

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Relazione del Dott. Pietro Mazzotta

"SOLIDARIETA’ E RISPETTO DELLE REGOLE"

Buonasera a tutti

Ringrazio il conduttore per ciò che ha detto su di me.

Ringrazio ovviamente la famiglia Perugini ed in particolare l’insegnante Carlo Perugini per l’invito rivoltomi a rendere omaggio alla figura del nostro medico, il Dott. Fortunato Perugini; ho cercato di individuare una tematica che secondo me si addice pienamente   alla personalità ed alle caratteristiche di questo uomo che, senza ombra di dubbio,  fa parte della storia della nostra comunità, senza ombra di dubbio è uno dei pilastri del nostro recente passato, come è stato ricordato in una pagina del calendario storico di qualche anno fa edito da una associazione curinghese e che fa il giro del mondo. Una persona illustre che in molti dovrebbero, anzi dovremmo, prendere come esempio di grande attaccamento a ciò che si fa, più che a ciò che si è.

SOLIDARIETA’ E RISPETTO DELLE REGOLE, è la tematica scelta.

Ci si potrebbe chiedere : perché questa tematica? e come si collega alla figura di Fortunato Perugini ?

Negliultimi anni questa tematica è diventata molto diffusa, affrontata a volte  a convenienza, dibattuta in convegni e manifestazioni di ogni tipo, è diventata insomma, come si dice, un luogo comune; ma spesso viene trattata in modo accademico e dottrinale ,  argomentando su aspetti  generici e  per questo, oserei dire scontati, dimenticando però la portata e l’importanza vera, reale,  materiale, quotidiana  e immanente in ogni uomo ( almeno dovrebbe essere tale),  di questa tematica .

 

Altro errore in cui si incorre facilmente,  è quello di considerare la solidarietà e il rispetto delle regole, come qualcosa che riguarda gli altri e non invece ognuno di noi. Tanto per stare ai nostri giorni, è facile sostenere che la solidarietà e specialmente il rispetto delle regole riguarda i politici, gli amministratori pubblici, lo Stato , gli Enti Pubblici insomma e , non anche i singoli, tutti indistintamente, certo nei rispettivi  ruoli, cioè nei ruoli che  ciascuno ha o ricopre.

 Così, giusto per rimanere nella nostra realtà,  quando  buttiamo deliberatamente buste della  spazzatura lungo le strade o  in pineta, o quando lasciamo la bottiglia della birra o della coca cola in piazza o nelle scampagnate,  o quando buttiamo  materiali di risulta nei luoghi più diversi del territorio, quando parcheggiamo in seconda fila o in modo da impedire il passaggio dei pedoni o delle carrozzine dei diversamente abili dei quali occupiamo anche i posti riservati, o quando guidiamo  in stato di ebrezza, quando danneggiamo le autovetture durante la notte magari per gioco, quando imbrattiamo muri e addirittura monumenti, quando facciamo la pipì per terra nei bagni a scuola o imbrattiamo le pareti o roviniamo gli arredi della scuola, quando facciamo i furbi e otteniamo con imbrogli vari cose che spetterebbero agli anziani o ai poveri o comunque a chi ne avrebbe diritto o più bisogno di noi, quando un nostro amico compagno di scuola o di giochi o di lavoro sappiamo trovarsi in una situazione di bisogno (anche la più semplice) e noi non facciamo nulla o facciamo di tutto per rimanere indifferenti o lontani dalla situazione e così via,  (POTREMMO CONTINUARE FINO A DOMANI),  sono tutte cose che sappiamo e che ci fanno capire che il senso della solidarietà e del rispetto delle regole deve riguardare tutti, nessuno escluso addirittura anche i piccoli, i ragazzi come ho appena ricordato, che certamente  meriterebbero  buoni maestri nei grandi, nei genitori e ovviamente  in tutti quelli che svolgono  funzioni pubbliche , ma non per questo si devono sentire esentati,  almeno nelle cose che li riguardano e che dipendono da loro.

Spesso e volentieri, dimentichiamo un pò tutti di essere un popolo strano , convinto che le leggi e le buone maniere , siano state scritte o valgano unicamente per gli altri, come se vivessimo in una zona franca, dove la solidarietà e il rispetto delle regole e quindi per es. il pagamento delle tasse (di cui ora tanto si parla), è un qualcosa di “sospeso” a nostro piacimento  e siamo più indulgenti con le nostre personali infrazioni (considerate veniali)  piuttosto che con quelle altrui (che invece consideriamo gravi)  e di cui ci meravigliamo facilmente....

Appartengo ad una generazione che ha avuto la fortuna di conoscere  direttamente e aggiungo personalmente il dott. Perugini, esempio di persona che continuamente praticava e non predicava, solidarietà e rispetto delle regole.

Una persona che aveva improntato tutta la sua vita verso un atteggiamento di benevolenza e di comprensione, ma soprattutto di sforzo attivo e gratuito, per venire incontro alle esigenze, alle necessità e ai disagi, di chi aveva bisogno di cure e non solo . Non mi soffermo sulla sua storia personale, professionale e istituzionale, che è ben riportata nel pieghevole che vi è stato consegnato, ma voglio parteciparvi alcuni fatti, di cui sono stato testimone diretto :

“””””ero appena un ragazzino dei primi anni della scuola elementare e insieme ad altri miei coetanei  - forse c’era anche il nostro sindaco, che per chi ancora non lo sapesse è stato mio compagno di scuola e di banco come lo ricorda maliziosamente a più riprese qualcuno e anche gli anonimi scribacchini -  e non essendoci gli odierni svaghi, siamo  andati tutti al mattatoio comunale a tre canali, attratti dalla curiosità di vedere la macellazione, completamente fatta a mano, di un vitello a cura di un macellaio non curinghese aiutato dal proprio figlio che aveva più o meno la mia  età.

Ad un tratto,  a macellazione avanzata, il figlio di questo macellaio, che nonostante l’età era già sufficientemente esperto nel maneggiare un coltello affilatissimo, mentre era inginocchiato si è fatto male, cioè si è procurato un bel taglio all’altezza del ginocchio. Immaginate una bella ferita e non dico altro.  Il padre rivolgendosi a noi ragazzi ci disse : portatilu dho miadicu perugini ca iddhu u conza.

E così, un po’ impauriti l’abbiamo portato a casa del dottore, minuti interminabili fino ad arrivare a quella casa (potremmo dire ospedale e salvezza), tutti sporchi di sangue ed il Dottore, dopo avere appreso da noi il fatto e probabilmente senza sapere chi fosse il ragazzo, si è messo subito all’opera : un bicchier d’acqua per tutti e le cure al ragazzo.

In quell’espressione del macellaio c’è tutto : portatilu dho miadicu perugini ca iddhu u conza – in sostanza lui aveva affidato al Dottore Perugini il suo figliolo ferito, era certo  di averlo dato in buone mani, si fidava  ciecamente del Dottore che l’avrebbe guarito, senza tentennamenti e dubbi, era insomma sicuro della piena e totale disponibilità del Dottore Perugini.

 Così è stato, però alla fine il Dottore è voluto venire con noi al macello per accompagnare il ragazzo dal padre, al quale ha detto “ o ….. (chiamandolo per nome) mu t’aiuta si,  ma cu u curtiaddhu no, perché aveva rischiato di rimanere zoppo, ottenendone una promessa, da uomo a uomo .

In questa vicenda, che a me personalmente è rimasta impressa nella mente e nel cuore, si sono realizzati concretamente  la solidarietà e il rispetto delle regole del dottor Perugini, dettate prima ancora che  da norme,  da un senso di umanità , di altruismo, di massima disponibilità  e di coscienzioso e responsabile insegnamento.

Lui che restituiva garbatamente tutto ciò che la gente gli portava per “sdebitarsi” come si dice da noi, per ciò che faceva (da ginecologo, dentista, ortopedico, chirurgo

e da  persona amabile e sempre disponibile verso la povera gente a qualunque ora e in qualunque giorno) e diceva loro semplicemente “vi ringrazio dunateli ai fhigghjuali” .

 E ancora, tutti quelli di una certa età sono a conoscenza, della passione e dell’aiuto del nostro Dottore negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, in un clima di terrore e violenza anche a Curinga, quando spesso nelle ore serali e notturne arrivavano alla sua casa (ospedale e salvezza) persone ferite e colpite da una stupida violenza a volte anche fratricida. E lui ,curava e guariva tutti anche a rischio della propria  persona, ma era tanto il rispetto che tutti avevano nei confronti di quest’uomo, che nessuno si azzardava neanche a pensare di fargli del male o a rivolgere una parola scortese nei suoi confronti.

“”””l’uomo rispetta le regole non perché esse siano scritte da qualche parte, ma perché sente dentro di sé di doverle rispettare “”””” questo è un messaggio  importante di Paolo Borsellino ad una platea di studenti in una scuola, ma che si addice completamente al nostro Dottore.

In effetti la poca propensione a rispettare le regole, è uno dei mali che affligge il nostro paese, dove ormai si è insinuata una deliberata educazione politica alla generale illegalità, a volte camuffata da una falsa correttezza formale.

 Corruzione, privilegi, rapporti clientelari, logiche elettorali, inutili e dannosi sprechi e speculazioni di ogni tipo e di ogni livello, burocrazia eccessiva  opprimente ed inefficiente, incompetenza, arroganza di onnipotenza e di impunibilità, cultura del “no” a prescindere e del rinvio delle scelte, sono elementi di un mondo che non ci deve appartiene più e che proprio a partire dal basso si sta cominciando a rifiutare, con coscienza e responsabilità,  al di sopra di ogni ideologia o colorazione politica intesa alla vecchia maniera, anche se la strada sarà sicuramente lunga e complicata, ma i primi esempi si sono verificati nel corso degli ultimi mesi sia in Italia che all’estero.

Un popolo, inteso come tale anche a  livello locale, che fa della solidarietà e del rispetto delle regole uno dei fondamenti della propria azione (pubblica e privata), ha  sicuramente un futuro migliore di chi invece sceglie l’individualismo ,  l’illegalità e  l’arroganza .

Chiudo questo mio intervento ricordando ciò che sta scritto sulla tomba del nostro Dott. Fortunato Perugini  : UOMO/MEDICO DI TUTTO E DI TUTTI.

Infine i complimenti alla famiglia Perugini per questa iniziativa che ormai dura da 7 anni e che secondo me dovrebbe far parte degli appuntamenti importanti di Curinga e che forse, ma senza forse,  andrebbe maggiormente valorizzata e rilanciata,  come premio a carattere  nazionale, per il suo significato originale ed eccezionale,  per ciò che il dott. Perugini è stato per la comunità curinghese, per quello che ha fatto in circa 55 anni di professione anzi di missione nella nostra comunità . LO MERITA.

In altre occasioni ho rimarcato questa stranezza che è tutta nostra, del meridione in generale, cioè di ricercarele eccellenze altrove (in Italia o addirittura all’estero) dimenticando però quelle proprie, le nostre eccellenze; io non so se ci sono altri Comuni del livello di Curinga che si possono vantare di aver avuto un medico di tutto e di tutti per 55 anni in un periodo storico difficile per l’Italia e per Curinga in particolare quando  regnava la  fame, la miseria, la povertà e la disperazione e certamente nessuno si poteva permettere di pagare il medico.

Per ragioni di lavoro, giro molto e vi assicuro che ho potuto vedere ed ammirare, con un pizzico di rammarico, come in altri luoghi specie del centro-nord Italia, mettono in campo tutte le energie e le sinergie possibili per valorizzare le proprie eccellenze, la propria storia e le proprie tipicità, ….. e non quelle altrui.

Da ultimo, i complimenti ad Alessandra, che proviene da Pavia e per la prima volta in Calabria,che ha vinto la borsa di studio edizione 2012, con l’augurio di una carriera professionale brillante e di avere tra i propri principi ispiratori, gli insegnamenti e i valori praticati dal dott. Fortunato Perugini.

Grazie a tutti per la pazienza di avermi ascoltato.

 

 

Relazione della Dottoressa Caterina Mazzotta

"La sfida del bambino migrante"

Lo studio e la conoscenza del fenomeno migratorio costituisce ormai, soprattutto in questi tempi di crescente globalizzazione, una priorità assoluta per la nostra società sempre più inter-etnica, per ogni istituzione sia pubblica che privata e prima ancora per la stessa opinione pubblica. L’aumento dell’immigrazione in Italia dal 1990 a oggi è stato esponenziale e sfida le nostre strutture e le nostre mentalità. L’altro che arriva da noi, e in particolare il bambino, ci interroga con la sua cultura di provenienza, con la sua identità religiosa, con le sue tradizioni, con i suoi costumi, con le sue esigenze. Una ulteriore sfida proviene dalle situazioni di povertà e di disagio sociale (o emarginazione e talora addirittura esclusione) di molti immigrati, che anche da noi si sviluppano con dinamiche che certamente incidono sul bambino immigrato.

Non è questo il luogo o il momento di studiare le leggi vigenti sul ‘permesso di soggiorno in attesa di occupazione’ abbassato da un anno a sei mesi, anche se si può rilevare come, in così breve tempo, non risulta sempre facile trovare un nuovo lavoro. Vogliamo invece concentrare la nostra attenzione sui bambini migranti tenendo presente che, secondo un Dossier della Caritas italiana del 2007, “i bimbi di origine straniera a scuola sono oltre 700.000, e ogni cinque neonati uno è di mamma straniera”. Ma ci sono dati relativi agli adulti che condizionano la situazione dei bambini immigrati. Cerchiamo di evocare i punti critici, meritevoli di particolare attenzione, attingendo allo stesso Dossier, che andrebbe certo aggiornato per i numeri ma che resta sufficiente per le nostre considerazioni. 

       Il primo punto critico riguarda quel formidabile strumento di integrazione che è la lingua. In Italia sembra mancare una strategia organica di insegnamento dell’italiano ai nuovi venuti, a differenza di quanto avviene in Germania o in USA. Connesso con la conoscenza dell’italiano è anche il fatto che gli immigrati guardano la televisione italiana. Per migliorare la situazione viene naturale auspicare l’incremento dei corsi di lingua, adattandoli agli orari di lavoro, diversificandoli a più livelli, tenendo conto delle esigenze specifiche delle diverse nazionalità e prevedendo corsi gratuiti obbligatori per tutti gli stranieri.       

       I figli degli immigrati hanno problemi a scuola nel seguire le lezioni e questo proprio per i problemi linguistici che si pongono nel periodo iniziale. Ma non sono gli unici problemi riscontrabili: bisogna pensare anche ai problemi emotivi, psicologici e culturali, alla differenza di programmi e di sistemi scolastici, al carente sostegno dei genitori. La scuola italiana non pare adeguata al nuovo contesto multiculturale, né per i programmi né per i libri di testo né per l’aggiornamento e la motivazione degli insegnanti.

       Anche il problema della casa, che affligge sia gli immigrati proprietari sia gli affittuari (entrambe le categorie devono far fronte a esborsi consistenti, la prima per pagare i mutui e la seconda il canone di locazione), risulta importante perché incide sulle esigenze relazionali e familiari d’un bambino. Pensiamo alla crescita o educazione di quelli che vivono in un retrobottega, in un casale abbandonato, in un’autorimessa di macchine abbandonata, in piccoli campi abusivi.

       Anche il problema religioso spesso ostacola l’integrazione: nemmeno l’Italia ne risulta esente, anche se il problema si pone in maniera meno acuta che in altri Paesi. A tal fine influisce la ripartizione estremamente diversificata tra diverse religioni: i cristiani sembrano la metà del totale (al loro interno cattolici e ortodossi si equivalgono); i musulmani sono un terzo del totale; sono rappresentante anche le grandi religioni orientali. Questo policentrismo impedisce che una particolare comunità religiosa presenti in maniera assolutizzante le sue richieste. È riduttivo perciò ritenere che il contesto multireligioso determinatosi per l’immigrazione si esaurisca con l’Islam, dimenticando le altre religioni. D’altra parte si pongono anche problemi interni alle diverse fedi sul piano dei diritti: questo aspetto non sempre viene percepito benché sia fondamentale per un dialogo serio e rispettoso. Bisogna poi distinguere tra prime e seconde generazioni di immigrati. Le prime generazioni erano e sono alle prese con i bisogni primari (casa e lavoro), senza aspettative e più “arrangiate”, più disposte a subire ma anche forti nelle difficoltà, mimetizzate più che integrate. E questo, nonostante che i protagonisti dei primi flussi migratori abbiano - a differenza di quanto avviene in altri paesi europei - un alto livello di istruzione (tra diplomati e laureati gli stranieri totalizzano 6 punti percentuali in più rispetto agli italiani), il che non ha loro impedito di rilevare i posti di manovalanza, o comunque di basso rango, lasciati liberi dagli autoctoni.

       Le seconde generazioni, invece, sembrano certamente più integrate ma pure meno disponibili a svolgere i lavori umili dei loro genitori e meno forti nelle difficoltà e anche prive dei livelli di alta scolarizzazione dei loro genitori. Questo crudo quadro comparativo, tracciato dagli stessi immigrati della prima generazione, lascia intendere che la convivenza con le seconde generazioni potrebbe diventare anche in Italia più difficile, a meno che non si perseguano organicamente obiettivi legislativi e sociali.

Nel nostro paese cominciamo ad affrontare solo ora la questione dell'immigrazione di seconda generazione, ma in altre nazioni europee essa è ben conosciuta e, non a caso, viene indicato dalla letteratura internazionale come sia spesso proprio la seconda generazione di immigrati quella più a rischio di sofferenza psichica e sociale.

pediatria che vede allargarsi sempre più il suo campo di indagine fino a comprendere questioni legate allo sviluppo e al disagio adolescenziale. Tanto più che, durante l'adolescenza,proprio l'aderenza o meno a un'immagine corporea condivisa culturalmente è un fattore che contribuisce al fissarsi dell'identità

Sono solo alcuni punti critici. Ma, in positivo, occorre vedere l’immigrazione non solo come “solidarietà verso popolazioni sfortunate ma soprattutto come una risorsa” per il nostro paese. Teniamo d’altra parte presente che, se un ragazzo di origine straniera torna al suo Paese d’origine, non è visto come uno di là e anzi lo chiamano “l’italiano”.  Per favorire l’integrazione occorre puntare sul rispetto reciproco, eliminare i pregiudizi e migliorare la normativa. L’integrazione si sostanzia di misure concrete: più fondi per favorire i diversi aspetti dell’inserimento (casa, scuola, servizi vari, promozione della lingua, aiuto alle associazioni, impiego dei mediatori culturali). Occorre in particolare combattere lo sfruttamento del lavoro nero, monitorare il mercato immobiliare (problemi alloggio, casa, affitti, mutui), favorire l’accesso ai servizi sociali, snellire gli iter amministrativi, predisporre spazi d'aggregazione per immigrati (anche luoghi di culto).

       In realtà non si dovrebbe parlare di integrazione, ma di interazione: stranieri e Italiani devono saper convivere gli uni con gli altri, aprendosi alla conoscenza dei rispettivi mondi, per capirli e rispettarli. L’interazione reciproca e pacifica si realizza se non si ha paura dell’incognito e dell’altro.

      

Per l’assistenza sanitaria:

Disponibilità di visite pediatriche, con particolare riguardo alla prevenzione

Accoglienza dei bambini e dei loro genitori nelle prime fasi dell’immigrazione per favorire l’inserimento nel nuovo contesto socio-culturale

Incontri di educazione sanitaria con particolare attenzione all’alimentazione, alla puericultura e alla igiene dei bambini

Attivazione di collegamenti con i servizi sanitari e con le strutture di accoglienza presenti sul territorio per realizzare percorsi integrati di promozione della salute e di emancipazione dalla condizione di marginalità 

Allegato

L’art. 35 del T.U. sull'immigrazione e il relativo art. 43 del regolamento di attuazione (d.P.R. 31 agosto 1999, n. 394), prendono in esame la situazione degli stranieri non iscritti al servizio sanitario nazionale, evidenziando una distinzione fra due diverse categorie, quella cioè degli stranieri regolarmente soggiornanti che hanno preferito non optare per l'iscrizione obbligatoria, e quella degli stranieri irregolari presenti comunque sul territorio nazionale. Il contenuto del diritto all'assistenza sanitaria varia nei due casi enunciati.

Le disposizioni contenute nel testo dell'art. 35 T.U. si ispirano a uno spirito umanitario assistenziale nei confronti degli stranieri presenti sul territorio nazionale che non sono in regola con le norme relative all'ingresso ed al soggiorno. Vengono infatti assicurate "le cure ambulatoriali e ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia e infortunio e ad essi sono estesi i programmi di medicina preventiva e salvaguardia della salute individuale e collettiva". Con questo orientamento il legislatore del 1998 estende agli stranieri irregolari presenti in Italia il diritto all'assistenza sanitaria e rispetta la logica dei diritti non del cittadino ma della persona, sanciti più volte dalla Corte Costituzionale in tema di diritto alla salute.

La legge assicura allora agli stranieri irregolari le cure urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia o infortunio. Il Ministero della Sanità con circolare n. 5/2000 chiarisce che per cure urgenti s’intendono le cure che non si possono differire in quanto esporrebbero la persona a pericolo per la vita o a danno per la salute, mentre per cure essenziali s’intendono le prestazioni sanitarie, diagnostiche e terapeutiche, relative a patologie non immediatamente pericolose, ma che potrebbero comportare nel tempo maggiore danno alla salute o rischi per la vita. Il legislatore si preoccupa di assicurare il pieno rispetto del diritto alla salute inteso come diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività; e vuole prevenire la diffusione di contagi e malattie infettive garantendo cure adeguate agli stranieri, che talora rappresentano mine vaganti idonee a trasmettere eventuali malattie.

 

Relazione della Dottoressa Margherita Perugini

“ L’ importanza della prevenzione in medicina

    

La prevenzione in medicina è definita come un’attività finalizzata a prevenire l’insorgenza della malattia e a promuovere la salute, favorendo il benessere.

L’attenzione della prevenzione è antica, ma solo nel xx secolo il problema è stato affrontato in modo sistematico, prima per le malattie infettivo contagiose, poi per quelle non infettive.

Il ruolo preventivo della medicina è riconoscibile in molti testi e attività del passato, anche remoto.

Si può ricordare, per esempio; che i primi tentativi di vaccinazione antivaiolosa sono stati attribuiti all’antica medicina indiana; fra gli insegnamenti di Confucio vi era quello di cuocere i cibi per tenere lontane le malattie che entrano dalla bocca; negli scritti di un Imperatore Cinese di alcuni millenni or sono si raccomanda di limitare l’uso del sale per evitare che il polso si indurisca; Ippocrate descrisse con precisione il ruolo lassativo dell’orzo integrale rispetto a quello raffinato, privato dalla crusca, e la scuola medica di Salerno individuò in alcuni abitudini alimentari il fondamento per tenersi in buona salute. Fondamentalmente in medicina si distinguono tre tipi di prevenzione:

-         Primaria;

-         Secondaria;

-         Terziaria.

La prevenzione primaria comporta una prevenzione a livello eziologico e mira principalmente ad impedire l’ingresso e l’impianto delle cause patogene nell’organismo evitando la comparsa delle malattie, infatti negli ultimi due- tre secoli il progresso scientifico della medicina è andato di pari passo con quello della prevenzione soprattutto nel campo delle malattie infettive.

Malattie potenzialmente mortali o fortemente invalidanti, coma la difterite, il tetano, il vaiolo, la poliomelite, sono state debellate, almeno in alcuni paesi, grazie alla produzione diffusione dei vaccini che rappresentano il primo intervento preventivo in senso proprio.

In Italia le vaccinazioni obbligatorie per legge sono quattro:

 - L’antipolio, l’antidifterica; l’antitetanica e l’antiepatite B.

 Si parla di obbligatorietà in quanto il diritto alla salute e alla prevenzione del bambino sul territorio italiano è espresso nella nostra Costituzione, ed è per questo che lo Stato si fa carico delle spese delle vaccinazioni, garantendo gratuità secondo un principio social-democratico.

Dopo il quindicesimo mese è obbligatorio il vaccino trivalente che comprende: l’antimorbillo, l’antiparotite e l’antirosolia.

Oggi viene proposto un vaccino combinato chiamato esavalente che associa tutte e sei le vaccinazioni proposte per il primo anno di vita, cioè: l’antipolio, l’antidifterica, l’antitetanica e l’antiepatite B a cui si aggiungono l’antipertosse e l’anti-Haemofilus influenzae tipo B. A proposito dell’ Haemofilus influenzae è considerato il maggiore responsabile di meningite batterica nei bambini sotto i cinque anni, in particolare nei minori di due anni. È una malattia estremamente grave che comporta il rischio di mortalità o di gravi complicanze neurologiche per esempio sordità, può essere anche responsabile di otite, polmonite, infezioni del cuore e delle articolazioni. In questi ultimi anni altre vaccinazioni sono state proposte per combattere molte malattie altrettanto gravi per il rischio di danni permanenti o addirittura di morte. Sono le vaccinazioni, impropriamente dette, facoltative. Questo modo di chiamarle non deve far pensare a vaccinazioni opzionali o superflue o comunque meno importanti di quelle obbligatorie; si tratta in realtà di vaccinazioni fortemente raccomandate; tra queste abbiamo: l’antipapilloma virus che è una vaccinazione destinata alle ragazze del dodicesimo anno di vita, si intende il periodo compreso tra il compimento degli undici anni e il compimento dei dodici anni per prevenire l’insorgenza di lesioni cancerose al collo dell’utero, l’antivaricella, l’antipneumococco, proposto per la prevenzione delle infezioni causate dallo streptococco pneumoniae, responsabile di otite, meningite e polmonite soprattutto in bambini con meno di due anni; l’antimeningococco tipo C responsabile di congiuntivite, polmonite, artrite ma anche forme molto gravi di meningite e setticemia.

Una raccomandazione va fatta: qualunque vaccinazione, obbligatoria o facoltativa, non va praticata se il bambino in quel momento non sta bene, se ha febbre, diarrea o qualche altro malessere importante.

Si ritengono inoltre importanti come misure di prevenzione l’igiene personale e l’igiene degli alimenti per alcune malattie infettive quali: tifo, paratifo, dissenteria e infezioni orofecali.

Rientrano nella prevenzione primaria anche le malattie Cardio-vascolari che rappresentano un capitolo di fondamentale importanza in quanto costituiscono la causa più frequente di mortalità con l’infarto al primo posto seguito dall’ictus cerebrale. La prevenzione cardio-vascolare deve concentrarsi sui fattori di rischio: Dislipidemie, cioè aumentano di alcuni grassi nel sangue come il colesterolo e i trigliceridi, ipertensione, diabete, obesità, vita sedentaria, stress, consumo di tabacco e alcool, per cui la salute del cuore passa attraverso sane abitudini di vita: corretta alimentazione, attività fisica adeguata e controlli medici frequenti che ci aiutano a prevenire prima ancora che curare.

La dieta del cuore è semplice: meno calorie e porzioni moderate di cibo per mantenere il peso ideale o raggiungerlo se si è in sovrappeso, più fibre quindi frutta e verdura che sono ricche di antiossidanti, carboidrati integrali, pochi grassi con preferenza l’olio extravergine di oliva, meno sale al massimo un cucchiaio piccolo raso al giorno, più pesce il cui consumo settimanale può ridurre del 30% la probabilità di malattie cardiache e vascolari grazie al contenuto di omega3.

Sono amici del cuore anche la soia, l’avena, l’orzo, le verdure a foglia verde (spinaci, broccoli), alcuni ortaggi (melanzane, cavoli e cipolle), il  pesce azzurro, i legumi in grado di abbassare il colesterolo nel sangue , il the verde, lo yogurth magro, il latte scremato e addirittura in assenza di controindicazioni un bicchiere di vino rosso perché ricco di antiossidanti.

Vanno ridotti drasticamente i formaggi grassi e stagionati, la carne rossa, il burro, la panna, i cibi in scatola, i dadi da brodo e gli insaccati.

La sola dieta povera di sodio, inoltre, sarebbe in grado non solo di curare 1/3 degli ipertesi ma di ridurre anche il numero dei farmaci necessari nei casi più gravi.

Vorrei ancora aggiungere, per quanto riguarda la prevenzione primaria, visto che si sta avvicinando la stagione estiva, che l’esposizione al sole senza adeguate protezioni provoca l’invecchiamento precoce della pelle e favorisce soprattutto la comparsa di melanomi, i tumori maligni della cute, quindi bisogna applicare creme protettive 20-30 minuti prima dell’esposizione e durante, prendere il sole con gradualità, evitare di esporsi nelle ore più calde, non prolungare troppo l’esposizione così da evitare le scottature soprattutto nell’infanzia, non esporre al sole i neonati e proteggere i bambini con molti nei.

Misure preventive si possono attuare anche per quanto riguarda il tumore del polmone e della laringe, regole fondamentali di prevenzione sono: evitare il fumo di sigarette, evitare lunghe esposizioni a sostanze cancerogene ed usare mascherine quando si è a contatto con tali sostanze, ridurre l’inquinamento atmosferico e intervenire come prevenzione secondaria con esame tac-spirale a basse dosi.

Passiamo adesso alla prevenzione secondaria. La prevenzione secondaria riguarda individui clinicamente sani che presentano un danno biologico già in atto e ha lo scopo di guarire la lesione prima che la malattia si manifesti clinicamente. Lo strumento della prevenzione secondaria è la diagnosi precoce che comporta una vigile attenzione sui sintomi iniziali della malattia tramite programmi di screening.

Ad oggi il tumore del seno, del collo dell’utero, del colon-retto e della prostata si prestano a campagne di screening di massa, attuate rispettivamente con mammografia, ecografia e autopalpazione che rappresenta il primo strumento di prevenzione del tumore del seno, il pap-test che rappresenta lo screening del collo dell’utero, la ricerca del sangue occulto nelle feci per il tumore del colon-retto e PSA per il tumore della prostata che adesso sembra non essere più considerato un mezzo diagnostico ma come un parametro per seguire l’iter della malattia.

La prevenzione terziaria ha l’obbiettivo di aumentare la sopravvivenza nei malati di cancro; concorrono a questo obiettivo sia la prevenzione delle complicanze e recidive di malattia sia il miglioramento della qualità di vita. Indubbiamente grazie al miglioramento delle tecnologie diagnostiche, della chirurgia, della chemioterapia e della radioterapia si è registrato un migliore risultato terapeutico che si traduce in una diminuzione dei tassi di mortalità. Concludendo oltre ad attenersi ad elementari norme igieniche ed a uno stile di vita sano, come ho già detto, è indispensabile non trascurare segni e sintomi che possono correlarsi alla rpesenza di una malattia ancora in fase iniziale. A questo punto ci dovremmo chiedere quando va iniziata la prevenzione. La prevenzione va iniziata, come dice il Dr. Martoni, dall’infanzia, addirittura nella pancia della mamma poiché la chiave per evitare di ammalarsi sta nelle abitudini di vita che è l’unico aspetto sul quale è possibile intervenire fattivamente, dal momento che la componente genetica di predisposizione non può essere intaccata. E gli stili di vita si acquisiscono da piccoli. Quindi educhiamoci alla salute fin da bambini e ne beneficeremo da grandi.

Dott.ssa Margherita Perugini

 

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