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150

Curinga in festa

 

 

Curinga,17 marzo 2011

Una festa di colore in una giornata luminosa,presupposti giusti per immergersi  un momento  nella nostra  storia di nazione unita che dura da 150 anni.

Una giornata che resterà sicuramente indimenticabile nella mente dei tanti giovanissimi alunni delle scuole di Curinga, come è stato indimenticabile e ancora vivo, il ricordo di chi ha vissuto le celebrazioni dei 100 anni dell’ unità d’Italia in quel  lontano ma presente 1961. Una giornata di festa organizzata dal Comune di Curinga con il Sindaco Ing Domenico Pallaria , dal Circolo ARCI ”E. Fruci”, che si è prodigato particolarmente per l’ allestimento della Mostra e la proiezione del film storico “Bronte”, dall’ Istituto Comprensivo Statale con la dirigente scolastica Prof. Natalia Maiello e dai suoi alunni,  dall’ Arma dei Carabinieri con il comandante di stazione Maresciallo Giuliano, dalla Polizia Municipale con il Comandante Messina e Dall’ associazione Carabinieri guidata dal suo presidente Curcio, che ha moderato l’ incontro molto interessante sul significato e sulla storia di queste celebrazioni, in una  giornata di festa per Curinga e per tutta la  nazione.  In mattinata dopo una breve cerimonia nella Villa comunale all' ombra del monumento ai caduti,  il corteo si è snodato per le strade del centro storico per giungere a Palazzo Bevilacqua,  edificio simbolo per Curinga, dove Garibaldi si fermò, prima di proseguire la sua marcia vittoriosa alla testa dei mille, diventati diecine di migliaia, verso Teano dove l'Eroe dei Due Mondi, depose le sue vittorie e tutta l’Italia Meridionale nelle mani di Vittorio Emanuele II. 

Molto interessante l’incontro tenutosi nella piazzetta di Palazzo Bevilacqua, in una cornice stupenda (il mare con lo Stomboli all’ orizzonte e i primi sussulti di primavera già nell' aria ) si sono susseguiti  con i loro interventi:   il Sindaco di Curinga Domenico Maria PALLARIA  , Gennaro DI CELLO (Pres. Reg. Arci),  Natalja MAJELLO (Dirigente scolastico) - Antonio BAGNATO (Storico),Francesco DEODATO (Scrittore) - Giuseppe CINQUERANA (Giornalista),Fancesco CURCIO (Pres. ANC Curinga) ed una Allieva della scuola Media, tutti i relatori hanno catalizzato le numerosissime persone presenti, raccontandoci e facendoci rivivere questi primi 150 anni di storia patria. Interventi storicamente maturi,  senza orpelli o enfasi esagerate,  che hanno analizzato le reali vicende storiche, fatte sì di tanti eroismi, ma a lungo andare anche di delusioni e di speranze disattese. Non è certo questo , nello spazio di una cronaca, il luogo per fare disamine particolareggiate, ma sicuramente c’è da dire ed affermare che l’Italia Unita è frutto soprattutto di un retaggio storico, culturale ed anche religioso, che era presente nelle tante realtà politiche che convivevano nella penisola. 150 anni fa si è iniziato un cammino che ci ha portato ad un punto fermo, 1946, ma il cammino di una nazione è sempre in evoluzione , un cammino verso il futuro che rafforzerà la nostra consapevolezza di ITALIA, solo se uniti .

Prima di chiudere questa breve cronaca di una giornata veramente particolare, vorremmo ricordare  la consegna di una medaglia e un diploma al carabiniere in congedo Barone. Dopo la cerimonia ed il convegno, inaugurazione della mostra del 150° che resterà aperta fino a fine mese.

 

    Cesare Natale Cesareo

 

P.S. inseriamo in quest’ articolo alcune foto, ma ricordiamo che a breve sarà pronto un filmato sull’ evento.

 

 

 

 

 

Gli interventi ufficiali del 150°

dell' Unità d'Italia

Manifestazione del 17 Marzo 2011

Discorso del Sindaco Ing. D. M. Pallaria

Un doveroso saluto a tutti gli intervenuti alla odierna manifestazione, alle autorità presenti, agli uomini e donne di Curinga, ai giovani ed ai bambini delle nostre scuole che festeggiano con noi un evento molto importante : il 150^ anniversario della nascita della nostra Nazione, di un paese geograficamente indicato come uno stivale, che trovava la forza – dopo secoli di contrapposizioni, guerre e divisioni - di unire ciò che inevitabilmente avrebbe dovuto essere unito.

Ritengo di interpretare il sentimento comune dei miei concittadini e della Calabria in genere nel condividere l’entusiasmo e la passione che animano questo centocinquantesimo anniversario.

Vorrei ricordare con orgoglio come proprio qui, in Calabria, si giocò una delle partite fondamentali nel cammino verso l’unificazione.

Storicamente, il processo che ha portato all'unificazione è stato lento e molto travagliato e ha fatto scorrere molto, molto sangue. Sono tantissimi i calabresi che hanno dato la propria vita per uno Stato unito e indipendente. Quando Garibaldi sbarcò a Melito di Porto Salvo, nel 1860, trovò un popolo fortemente motivato, che credeva nella sua battaglia per conquistare il Regno di Napoli e proprio a Reggio Calabria sconfisse i borbonici (19 Agosto) nonostante essi fossero dotati di un esercito numericamente superiore. Condizioni che si riproposero puntualmente durante la marcia verso Napoli, durante la quale trovò tantissimi patrioti pronti ad unirsi a lui. Emblematiche le battaglie di Soveria Mannelli e Lungro, episodi in cui i calabresi diedero una gloriosa prova del coraggio di cui sono dotati, per tradizione. Non a caso, tra le regioni della penisola, la Calabria può vantare il maggior numero di volontari “prestati” all'impresa di Giuseppe Garibaldi. E non a caso piange tantissimi uomini valorosi, caduti in nome dell'Unità d'Italia.

Ed anche Curinga in quegli anni di eroismo e coraggio recitò il proprio
piccolo ma significativo ruolo
.

Il 27 e 28 agosto 1860 Garibaldi è a Curinga, in questo palazzo, acclamato dal popolo di Curinga .

« Il popolo mandava grida di gioia. Le donne, portanti rami di palma e di ulivo, gli mossero incontro, come a novello Cristo, il redentore ». « Non gridate viva Garibaldi, ma viva l'Italia! », rispondeva Garibaldi (cfr. dal libro di Don Bonello). 

La famiglia Bevilacqua a perenne ricordo della sosta nella loro casa, nel 1960, ricorrendo il centenario, pose una lapide marmorea scoperta dal nipote di Garibaldi (Ezio Garibaldi).

Garibaldi arrivò a Curinga che non era atteso. Nella casa dei Bevilacqua quella sera  ricevette Francesco Stocco per dargli le istruzioni per tallonare decisamente la ritirata dei Borbonici che, come si sa, vennero disarmati il 30 di agosto in Soveria Mannelli.

Cinquantacinque (55)  curinghesi validi alle armi (tra cui il sac. Vincenzo Michienzi) lo seguirono e il 27 agosto furono protagonisti di una battaglia, con le altre Camicie Rosse, contro i Borboni nei pressi della Grazia….. una seconda battaglia dopo quella avvenuta in quello stesso luogo nel 1848 … e di cui giova ricordare la definizione che fu data dei nostri antenati…Del popolo di Curinga in quel lontano 1848 fu scritto: «Bello e sorprendente era il popolo di Curinga. Emigrava intero per la montagna portando tutti gli oggetti delle case. Le donne ci annunziavano che se ci fossimo battuti Maria Santissima ci avrebbe salvati. Questo grido era in bocca di tutti e noi veramente - con quelle parole -  diventammo superiori a noi stessi ».

Una conferma del fascino subito dai Curinghesi di Giuseppe Garibaldi la troviamo nella toponomastica: al suo nome è dedicata la principale arteria del paese. Curinga registra altresì un’ ultima mobilitazione garibaldina risalente ad appena qualche giorno dopo la morte del Generale: il popolo si raduna in piazza attorno ad un catafalco. Vi sono la banda, i reduci garibaldini, le scuole, i carabinieri, il Consiglio Comunale “… sul catafalco, in mezzo a un trofeo di armi e di bandiere l'effige del Defunto. Due ex ufficiali garibaldini, in camicia rossa, portano la bandiera e la corona dì fiori. Il maggiore Giacinto Bevilacqua, che aveva combattuto al Volturno, depose la corona ”.

Ma torniamo al valore espresso da questo evento (una festa come decretato) nato con l’obiettivo di far scaturire una riflessione sul nostro senso di appartenenza al popolo italiano in un momento di valutazione e di retrospezione profonda diverso dalle solite manifestazioni culturali.

Come ha opportunamente evidenziato il politologo Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera del 20 luglio scorso… “tutti noi siamo, e rimarremo, italiani senza memoria.” La nostra memoria storica spesso  non ci appartiene, spesso non la conosciamo o non l’abbiamo mai concretamente vissuta.

Gli italiani infatti si sentono uniti solo ed unicamente per fatti che non
riguardano la comune, convinta e partecipe appartenenza ad un destino
comune….. ci sentiamo uniti, noi italiani, quando la nazionale vince i mondiali di calcio, quando la stampa estera ci attacca con i soliti luoghi comuni, quando nei paesi stranieri vediamo campeggiare insegne di trattorie con pizza, spaghetti e caffè, o quando, tutti insieme, abbiamo la possibilità di manifestare la nostra solidarietà a chi è stato vittima di eventi catastrofici o a chi, per un motivo o per un altro, vive in condizioni svantaggiate.

Questa festa è allora un evento che non possiamo non intendere nel suo profondo e giusto significato… siamo qui, come in tutta Italia, a celebrare le ragioni che ci tengono insieme…. Oggi l’Italia – pur alle prese con molte difficoltà e con uno spirito unitario che segna il passo da logiche di inutile divisione – è un paese intero, forte ed ancora protagonista della storia europea… ma dobbiamo – tutti insieme –
recuperare ed ampliare un  impegno comune… L’unità è un valore assoluto che  non può essere messo in discussione ma che va ricordato e  sostenuto con forza.  

 

 

Le celebrazioni del 150^ anniversario hanno senso perché l’Italia ha bisogno di più unità, di nuova e più forte coscienza unitaria; l’unità nazionale conquistata un secolo e mezzo fa si consolida affrontando con nuovo slancio la sfida dell’incompiutezza della nostra unificazione   

 

Bisogna riscoprire partendo dal Sud i valori ed i principi che ci uniscono  anche perché è dal Nord che è partito il processo di unificazione e oggi proprio nella  celebrazione della riunione del primo parlamento dell’Unità nazionale , avvenuto il 17 marzo 1861 è sempre dal Nord, dalla Lega Nord che parte il processo di secessione della Patria.

Questo è un approccio che abbiamo l’obbligo di riferire all’Italia….

Ma tutti noi abbiamo anche il dovere di riferirlo alla nostra comunità…
Io credo fermamente che ciascuna delle nostre comunità debba essere unita e coesa al suo interno per poter partecipare convintamente ad un’unità più
grande ed impegnativa…

E’  importante far comprendere alle nuove generazioni che l’Unità d’Italia è passata anche attraverso difficoltà, incomprensioni e decisioni che a volte non tutti gli italiani condivisero, ma che tutto ciò fu necessario per formare un’unica nazione e un unico popolo.

Ma che quel giorno era anche l’inizio di una nuova vicenda storica, che si sarebbe dipanata nei centocinquanta anni successivi. Una vicenda in cui l’Italia ha visto avvicendarsi luci splendenti e ombre spesse, ha subito le devastazioni di due guerre mondiali e l’oppressione di una dittatura, è approdata a una più ampia democrazia attraverso la Resistenza e la Repubblica.

Mai, in questo lungo e alterno percorso storico, è stata messa in discussione, fino ad oggi, l’Unità del Paese, nella consapevolezza che è su questa unità che si fonda la nostra forza e la nostra dignità di Nazione di fronte al mondo.

Questo giorno, unico e di importanza fondamentale, arrivi alle nuove generazioni come riflessione ma, soprattutto, orgoglio per ciò che noi italiani , in termini di cultura, arte, tradizione, bellezza riusciamo ad essere agli occhi del mondo intero, senza mai dimenticare lo spirito di resistenza e lotta che, con alto sacrificio  deve renderci fieri di ciò che siamo.

Oggi si registrano tentativi di riscrivere quel periodo storico. Lasciamo pure agli storici una valutazione serena e obiettiva dei fatti; ma ciò che non deve passare in secondo piano sono i valori della libertà conquistata e l’impegno delle future generazioni a garantirla.

Per questo, ritengo che l’evento che si sta celebrando in tutta Italia non debba essere solo un omaggio alle memorie, ma anche un impegno di fedeltà ai valori fondamentali, solennemente sanciti nella nostra Costituzione, che legano, in una realtà comune, le multiformi varietà culturali e territoriali di questo nostro Paese.

 

Ma questo momento in cui celebriamo il passato deve essere, anche e soprattutto, di stimolo a riflettere sul nostro futuro.

Il dibattito politico sul federalismo in Italia sta assumendo contenuti sempre più concreti e operativi, anche se ancora sfumati nell’incertezza e nelle ambiguità delle enunciazioni.

Forse vale la pena di ricordare come l’idea di un’Italia federale sia stata espressa, nella prima metà dell’Ottocento, da un’autorevole corrente di pensiero, impersonata, per esempio, e in modi diversi, da Cattaneo e Rosmini; lo stesso Cavour immaginava uno stato federale, prima di convertirsi al centralismo.

Il corso della storia e le esigenze politiche contingenti hanno portato, centocinquanta anni fa, in tutt’altra direzione, verso una struttura istituzionale fortemente centralizzata. Una struttura che ha avuto certamente il suo ruolo e la sua importanza nel rafforzare l’unità della nazione e nell’amalgamare differenze culturali, ma che, oggi, appare sempre più incompatibile con le esigenze dell’efficienza amministrativa e della partecipazione.

Certo, però, non può essere in alcun modo accettato il fatto che dietro l’ansia per il federalismo si nascondano antistoriche velleità separatiste.

Nella nostra visione, il federalismo è un sistema in cui ciascuna realtà territoriale, operando in piena autonomia, dà il suo contributo positivo alla crescita sociale e civile della comune Nazione, generando e sviluppando localmente risorse economiche, culturali, umane.

E’ consolante come questo anniversario sembri avere rinnovato l’idea di Italia nel comune sentire dell’opinione pubblica; è un’occasione da non perdere, per rafforzare e diffondere sempre di più il senso della comune appartenenza a un grande Paese.

Nel custodire e nel promuovere con sempre più determinazione la nostra autonomia e la nostra identità, ci sentiamo, anche noi curinghesi, di gridare, in modo forte e convinto: “Viva l’Italia”.

 

 

 

 

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