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65° anniversario   

 2 giugno 1946, nasce la Repubblica

FONDAMENTALE IL RUOLO

DEI SOCIALISTI


 

Da quando i partiti della cosiddetta seconda repubblica ne hanno decretato la damnatio memoriae, la presenza secolare dei socialisti nella storia d’Italia è stata cancellata e oscurata, a volte raccontata tendenziosamente e falsificata. Un caso clamoroso è rappresentato dalle celebrazioni del 2 giugno, anniversario della Repubblica, nelle quali i socialisti sono costantemente ignorati. Eppure la nascita della Repubblica porta la firma dei socialisti e, in particolare, di Pietro Nenni,  che vi hanno svolto un ruolo fondamentale: probabilmente senza la risolutezza di Nenni e dei socialisti la Repubblica non sarebbe mai nata. Fu la  determinazione dei socialisti e di Nenni, infatti, a superare le incertezze del PCI e le resistenze della DC.; furono i socialisti e Nenni a volere l’istituzione del Ministero della Costituente e il voto contestuale per l’elezione dell’Assemblea Costituente e per il referendum del 1946, che chiamò gli italiani a scegliere tra Monarchia e Repubblica.

Ci piace celebrare il 65° anniversario della Repubblica rendendo contemporaneamente  omaggio a chi per essa si è battuto con tenacia e convinzione profonda avendone fatto una ragione di vita, Pietro Nenni, in gioventù ardente repubblicano: "lo credetti con Giuseppe Mazzini che la vita è missione e che noi siamo qui a collaborare alla lotta dell'umanità verso una società di liberi e di uguali”. Con queste parole il futuro leader socialista rivendicava la nobiltà delle sue idee davanti ai giudici che lo processavano (e lo condannavano a vari mesi di carcere) per la sua partecipazione ai moti della cosiddetta “Settimana rossa” nell’ottobre del 1914.

Riportiamo di seguito alcuni passi del saggio LA PASSIONE DELLA REPUBBLICA di Valerio Strinati, pubblicato sulla rivista  MONDOPERAIO, n. 9, anno 2009, pp. 68-80.

Curinga, li 2 giugno 2011.                                            

   AREA  LIBERAL—SOCIALISTA

 

 

   Pietro  Nenni  

LA PASSIONEDELLA REPUBBLICA

Valerio Strinati

            «Il 19 giugno 1945, commentando la conclusione della crisi apertasi con le dimissioni del gabinetto Bonomi, che, di lì a due giorni, avrebbe portato alla costituzione del governo presieduto da Ferruccio Parri, Pietro Nenni annunciava con malcelata soddisfazione la sua imminente nomina a ministro per la Costituente, scrivendo sull’Avanti!: “La modestia non mi impedisce di dire che non è senza significato il fatto che a ministro della Costituente sia stato designato proprio il dirigente del partito che nei termini più risoluti ha posto il problema della Costituente come problema di oggi e che di fronte alla Costituente si è impegnato ad assumere una posizione nettamente risolutamente intransigentemente repubblicana”.

Nettezza, risolutezza e intransigenza erano in effetti tre vocaboli che riassumevano con precisione il senso dell’iniziativa socialista per la immediata convocazione della Assemblea Costituente e per la scelta repubblicana: il Ministero per la Costituente, […] approvato dal Consiglio dei ministri del 12 luglio 1945, nonostante le perplessità manifestate dai ministri liberali e democristiani, […] costituì effettivamente una vittoria politica per il PSIUP e un successo personale di Nenni, che già ricopriva nel governo neo costituito l’incarico di vice presidente del Consiglio. In seno allo schieramento antifascista, infatti, il partito socialista poteva vantare un primato morale e politico nell’impegno volto a rimuovere gli ostacoli che le forze moderate e conservatrici erano andate frapponendo ad una immediata convocazione della Assemblea Costituente al termine delle ostilità; e nessuna formazione antifascista più del partito socialista aveva inoltre insistito sulla priorità della scelta repubblicana, come condizione imprescindibile per chiudere definitivamente la pagina aperta più di venti anni prima dal fascismo.

Sin dalla sua ricostituzione, infatti, il partito socialista aveva posto al centro della sua riflessione e della sua iniziativa l’imprescindibile necessità di procedere senza indugi alla liquidazione delle basi economiche e sociali del fascismo – i monopoli industriali e finanziari e il latifondo – e ad una radicale riforma dello Stato, all’insegna della parola d’ordine della rottura della continuità con il vecchio sistema politico, da attuarsi in primo luogo per opera di un’assemblea costituente repubblicana: senza un tale rivolgimento, infatti, la caduta del fascismo non avrebbe coinciso con la fine del sistema economico sociale che lo aveva generato, e le classi dirigenti avrebbero potuto continuare a coltivare i loro progetti autoritari, come peraltro l’esperienza dei “quarantacinque giorni” durante il governo Badoglio stava a dimostrare.

Tra il 25 luglio 1943 e il 2 giugno 1946 queste posizioni furono mantenute con grande fermezza e coerenza […].

L’intransigenza sui temi istituzionali […] caratterizzò la condotta socialista soprattutto all’indomani dell’8 settembre [...]».  Nella strategia socialista occupavano una posizione centrale «le parole d'ordine della Costituente e della Repubblica, stabilendo, tra l'altro, un legame ideale con la tradizione della democrazia risorgimentale che, in un dirigente come Pietro Nenni, assumevano il particolare significato di una rivisitazione delle radici mazziniane e garibaldine di una milizia politica più che trentennale: "Io non scopro la repubblica oggi, ma ne ho fatto la passione della mia vita, e una passione non platonica", scriveva lo stesso Nenni a Mario Zagari, nel dicembre 19437. "La passione della mia vita": in effetti, alle origini della vicenda politica di Nenni c'è l'adesione a quel particolare tipo di repubblicanesimo dai tratti libertari ed anticlericali e di matrice popolare che aveva attecchito soprattutto in Romagna, dove il futuro leader socialista, dopo una difficile infanzia trascorsa nell'orfanatrofio di Faenza, sua città natale, avrebbe alternato, giovanissimo, la militanza con le prime prove di giornalismo sui fogli locali, dando prova di uno spirito mordace e battagliero che, nel giro di poco tempo, gli sarebbe costato un ragguardevole numero di denunce e di brevi periodi di reclusione. [...]».

Nenni, dopo un tormentato percorso di revisione critica e autocritica, nel 1920 abbandona il partito repubblicano e l’anno successivo aderisce al PSI  portandovi «intatti con sé l’impegno e la passione per la repubblica e la costituente, i due obiettivi strategici che aveva iniziato ad agitare nel corso della crisi del primo dopoguerra – in contrasto con l’ala massimalista del PSI e, dal 1921, con il PCd’I, che proponevano l’instaurazione di un potere di tipo sovietico – e che sarebbero state la costante di una militanza pluridecennale […]».

Ancora nel 1977, rievocando il clima del primo dopoguerra, affermava: «Ero e rimango convinto che la Repubblica e la Costituente e non già i soviet e la dittatura del proletariato fossero gli obiettivi rivoluzionari  possibili e che la classe che poteva farli suoi era la classe operaia  e il partito che poteva realizzarli era il partito socialista. Non erano obiettivi pacifici o elettorali: la lotta per la costituente  e la repubblica poteva avere successo solo se era condotta come lotta rivoluzionaria» (P. Nenni, Intervista sul socialismo italiano, Laterza, Bari 1977, pp. 28-9).

 

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