Domani 27-febbraio alle ore 12,00 il Quadro miracoloso della Madonna di VISORA sarà a Curinga . Verrà accolto a Gornelli e successivamente portato nella Chiesa Matrice in Processione
La Sacra Immagine viene portata in pellegrinaggio nelle parrocchie della Diocesi alla venerazione dei fedeli.
Riportiamo di seguito la storia del miracolo e le foto
“Apparizione della
Madonna”
di
Zimatore e Grillo,
rispettivamente zio e
nipote, da Pizzo Calabro.
Opera che si può ammirare
sulla volta della navata
centrale del Santuario della
Madonna della Quercia di
Visora. in Conflenti (CZ).
Quella che vi
apprestate a leggere è senza
dubbio una tra le più
straordinarie e grandiose
Apparizioni della Madonna su
questa terra, e tuttavia
(non se ne capisce il
motivo) anche tra le meno
conosciute. Qui la Madonna,
è vero, ha parlato poco, ma,
come vedremo, ha operato
tanto.
(1)Il 7 giugno 1578 la
Madonna appare su di una
quercia del comune di
Conflenti (CZ) (nel punto
esatto dove oggi sorge in
onore di questa Apparizione
una chiesetta e una grande
Croce alta 15 metri visibile
anche dall’Autostrada del
Sole una trentina di
chilometri dopo Cosenza in
direzione sud) a Lorenzo
Folino, un giovane pastore
del luogo. Indicandogli
sull’opposta collina, a
circa un miglio di distanza,
un’altra quercia, la sola
tra le tante altre piante
della località Visora, la
Madonna lo invita a recarsi
dal sindaco e dal Parroco
per riferire che Dio voleva
costruita proprio in quel
luogo una Chiesa.
la chiesetta della Querciola, costruita sul luogo dove apparve a Lorenzo Folino la Madonna e dal quale gli indicò la Quercia di Visora.
Il giovane lascia
incustodito il gregge e
corre immediatamente a
riferire la divina
richiesta al Sindaco (notar
Antonio Paladino) e al
Parroco (don Gianpietro
Vescio) i quali non credono
ad una parola del suo
racconto. Anche la gente del
paese lo deride. Lorenzo
passa così, in un momento,
dalla gioia più grande alla
disperazione più profonda,
dal Cielo alla terra. Non
gli resta che tornare,
avvilito, al suo gregge,
dove piange amaramente per
tutto il resto della
giornata, consapevole del
fatto di non aver potuto
soddisfare la richiesta
della Divina Madre.
Ma la Madonna non si
arrende, e il 14 giugno,
poco più a valle della
“cerzulla” (piccola quercia)
dov’era apparsa la prima
volta, nel luogo oggi
segnalato da un’edicola
votiva in località “Cerasu
dell’Augurelli”, appare
anche a Vermiglia Mercuri,
un’anziana devotissima
cristiana anche lei di
Conflenti, alla quale ripete
la stessa richiesta. Ma
neanche questa viene creduta
dalle due autorità.
Il 23 giugno, mentre si
trovava nei pressi della
Quercia di Visora, appaiono
contemporaneamente a Delicia
Mastroianni, vedova, i tre
santi protettori del paese:
San Giovanni Battista, San
Nicola di Mira e S. Andrea
Apostolo. San Giovanni
Battista le si avvicina ed
indicandole la vicina
Quercia le predice che fra
non molto in quel luogo si
dovrà costruire una chiesa
in onore della Madre di Dio,
indicandole anche il suo
perimetro.
La pia donna,
consapevole di com’erano
stati trattati in precedenza
Lorenzo Folino e Vermiglia
Mercuri, si confida solo col
suo confessore, don Andrea
Falascino, curato della
Chiesa parrocchiale di
Sant’Andrea, il quale, a
questo punto, decide
d’investire della cosa il
Vescovo (Mons. Mariano
Perbenedetto, della
diocesi(2) di Martirano. Ma
questi, per il momento, non
intende prendere alcuna
decisione in merito;
certamente anche preoccupato
dal fatto che una decisione
di tal genere era da
prendere assolutamente con
le molle dal momento che in
quel periodo anche in
Calabria stava imperversando
una terribile epidemia di
peste che stava facendo
strage (ragionamento tutto
“terreno”, naturalmente, non
considerando che la presenza
della Madonna poteva anzi
scongiurare una simile
eventualità, e magari
debellare del tutto lo
stesso male, come in realtà
poi avvenne, ma si sa come
vanno le cose su questa
terra).
La Madre Celeste
comincia a questo punto a
fare sul serio, e il 24
giugno compie il suo primo
miracolo (se qualcheduno
ancora oggi pensa che i
miracoli non siano necessari
e che non aggiungano niente
alla fede, sappia che
servono a farci toccare con
mano il Cielo. Mentre
infatti Giovanni Calabria,
cieco dell’occhio destro e
zoppo dal piede sinistro fin
dalla nascita, si trova a
caccia nei pressi del suo
podere in località Visora,
viene attratto da una luce
intensissima che proviene
dall’unica Quercia esistente
in quel luogo. Temendo
trattarsi di un incendio,
pensa di andarlo a spegnere
prima che questi si
propaghi. Ma giunto nei
pressi della quercia nota
delle bianche vele scendere
dal cielo sulla medesima e
formare uno splendido
padiglione al cui centro
stava maestosamente seduta
una splendida Signora
coperta da una veste bianca
intessuta di fulgide stelle
scintillanti. Le facevano da
corona numerosi angeli,
mentre tutto intorno si
spandeva una dolce armonia.
Il povero Giovanni,
certamente sbigottito e
forse anche atterrito da
tanto straordinario evento,
se ne torna in fretta e
furia verso casa, e soltanto
quando sta per giungervi si
accorge di essere
perfettamente guarito al
piede e all’occhio. Getta a
terra il fucile e torna
immediatamente di corsa ai
piedi della Quercia a
ringraziare la Celeste
Signora. Poi ritorna a casa
e racconta a congiunti ed
amici dell’apparizione avuta
e della duplice grazia.
La notizia soprattutto
del miracolo si sparge in
pochi minuti in tutta
Conflenti, e tutti i suoi
compaesani si recano a
Visora ai piedi della
Quercia e qui vegliano tutta
la notte, godendo anche loro
di una visione lievemente
diversa da quella di
Giovanni Calabria, ma
comunque unica e di matrice
sicuramente divina.
La mattina dopo una prima delegazione parte per Martirano, per riferire la divina richiesta al Vescovo ed avere assicurazione della costruzione della chiesa. Ma questi prende tempo.
Ma la Madonna incalza. Il 30 giugno infatti, lunedì, appare anche a Giantommaso Mete e a Pietro Mastroianni, anche loro di Conflenti, e il giorno dopo, mentre era in preghiera ai piedi della quercia, anche a don Prospero Calabria, fratello minore di Giovanni, miracolato solo pochi giorni prima, al quale uomo di Dio raccomanda di “insistere” presso il Vescovo per la costruzione della chiesa. Don Prospero naturalmente non se lo fa ripetere due volte, e si reca immediatamente anche lui dal Vescovo, ma questi tergiversa anche con lui.
Ma il popolo è
impaziente, e manda dal
Vescovo una seconda
delegazione.
A questo punto al
Vescovo, parole sue, sembrò
“… a prima vista, che
il soverchio caldo de’
Conflenti Sottani e la di
loro manifesta intolleranza
fosse appunto l’argomento
più chiaro di una forte
illusione e che vaneggiando
sotto di un arido tronco di
annosa quercia, accesa
fantasia li muovesse a
spargere i tanti prodigi che
ogni di si divulgavano”.
Pertanto “perché la
memoria finanche si
estinguesse del popolare
inganno, ne impone perpetuo
silenzio” e dispone che
nessuno può “più oltre
porgere voti e adorazioni
appiè della Quercia di
Visora”.
Dopo un breve periodo di
osservanza della
disposizione, i fedeli
disobbediscono e tornano ad
adorare il luogo della
Quercia.
Il Vescovo a questo
punto fa intervenire la
forza pubblica, ma neanche
questa riesce ad impedire ai
fedeli ed ai pellegrini
l’accesso alla zona della
Quercia.
Il Vescovo, rendendosi
finalmente conto che le
adunanze dei fedeli presso
la Quercia non soltanto non
determinavano alcun
disordine, ma anzi, che
tante grazie divine venivano
a loro concesse, autorizza
l’affissione sul tronco
della Quercia di un
Crocefisso e, poco più
sotto, di un’immagine della
Madonna. Che fosse chiaro
che oggetto di culto non
poteva essere una pianta, ma
il simbolo fondamentale
della religione cattolica
(la Croce) e le
rappresentazioni dei Santi
(l’immagine di Maria SS.).
Il 3 luglio, alle ore
19:00, il nobiluomo Giovanni
Paladino, sente il bisogno
impellente di recarsi
anch’egli a Visora a
pregare, e qua giunto gode
anche lui di un’Apparizione
della Madonna. Subito dopo
sopraggiunge il compaesano
Giantommaso Mindarello,
assieme ad altri due giovani
del paese, ed anche loro
assistono alla stessa
Apparizione.
Ancora: il 15 luglio Antonio Formica, da Conflenti Sottani, tredicenne sordomuto dalla nascita, mentre quella mattina insieme ad altri contadini è intento a lavorare il grano in un’aia di Visora, improvvisamente viene visto assorto contemplare la vicina Quercia e subito dopo fare grandi cenni ai compagni affinché guardassero anche loro verso la Quercia. Cosa aveva visto fu lo stesso ragazzo, poco dopo, a RACCONTARLO con la sua viva voce a chi aveva SENTITO chiederglielo. Raccontò di aver visto sulla Quercia un enorme Crocifisso vivente, luminosissimo, che poi, lentamente, era risalito in cielo.
Ma sentite cosa avvenne
alla più alta Autorità del
paese, e cioè il Sindaco,
notar Antonio Paladino, e
allo stesso curato della
Parrocchia di Sant’Andrea in
Conflenti Sottani, don
Andrea Falascino: mentre
entrambi, il 25 luglio,
venerdì, stavano infatti
percorrendo la strada che
passando da Visora conduce
alla contrada Ardano, dove
era in corso la “pesatura”,
ossia la separazione dei
chicchi di grano dalle
spighe con un “peso”
trascinato da un asino,
incontrano due giovani che
comunicano loro della
tremenda strage che in quei
giorni stava facendo la
peste in tutte le famiglie
di Conflenti Soprani, e
mentre i due stavano ancora
meditando sui lutti di
Conflenti Soprani e
soprattutto sul fatto che il
terribile morbo potesse
contagiare anche Conflenti
Sottani, il quale dista dal
primo circa 500 metri,
vedono anch’essi la Madonna
ai piedi della Quercia, che
si rivolge proprio a loro, e
li rassicura sul fatto che
la peste non soltanto non
sarebbe arrivata a Conflenti
Sottani, come temevano, ma
che da quel momento il
terribile morbo avrebbe
abbandonato anche Conflenti
Soprani. Poi raccomanda ai
due notabili di avere
particolare cura di quel
luogo a lei caro e scompare.
Naturalmente le due
sbigottite “Autorità” si
gettano immediatamente in
ginocchio implorando il
perdono della Madre Celeste
per non aver creduto in
precedenza ai loro
compaesani, e poi corrono in
paese a raccontare il fatto.
Il Sindaco avverte
anche che il terribile morbo
è stato definitivamente
sconfitto dalla Madre
Celeste e dispone che
vengano tolti immediatamente
tutti gli sbarramenti posti
tra i due borghi. (Ma allora
aveva ragione Lorenzo Folino
ad asserire di avere visto
la Madonna?!...).
Si forma una nuova delegazione per andare a chiedere l’autorizzazione della costruzione della chiesa al Vescovo, ma questo dice ancora che una simile autorizzazione gli pareva ancora immatura.
Nel frattempo la
Madonna compie altri
miracoli. Venivano ormai a
Lei, presso la Quercia, da
ogni parte della regione,
soprattutto muti, ciechi,
storpi, gobbi, affetti da
tumore, indemoniati… E
pensate: bastava che si
mettessero in umile
preghiera ai piedi della
Quercia e ne abbracciassero
poi il tronco per venire
immediatamente sanati dai
loro mali.
In questo modo
ottennero la guarigione
(com’è documentato nel
processo canonico che si
tenne per accertare i fatti
e che pervenne
all’approvazione
ecclesiastica delle
Apparizioni), Silvestro
Zumpano, da Cosenza,
trentenne sordomuto dalla
nascita; Antonio Pingitore,
da Tropea, zoppo al piede
destro in seguito a
paralisi; Vincenzo Anania e
Michelangelo Tedesco,
entrambi da Corigliano e
entrambi storpi (pensate, al
secondo bastò stringere tra
le mani e baciare, senza
muoversi da casa, un
ramoscello della Quercia
portatogli dall’Anania, per
guarire all’istante); e poi
ancora: Margherita Vescio da
Conflenti, Caterina Adamo da
Nicastro, Rosario Vertino da
Sambiase, Marco Antonio
Morano e Bonifacio Alimena
da Montalto, Giantommaso
Miceli e Francesco Cicco da
Gizzeria, Angela Adamo e
Cataldo Tassone da
Sant’Eufemia (la prima
totalmente cieca da molti
anni in seguito a vaiolo, il
secondo afflitto da tumore
maligno), Agnello Anastasio
da Salerno, Lucrezia Cecchi
da Misuraca, Tommaso Miceli
da Castrovillari, Caterina
Aragona e Giandomenico
Falcone da Carpanzano;
Petrillo Ivone da Aprigliano
(quest’ultimo, immobile a
letto, prende tra le mani,
bacia e stringe sul petto un
pezzetto di corteccia che il
parroco di Carpanzano aveva
chiesto e prontamente
inviatogli dal parroco di
Conflenti, per scendere dal
letto completamente guarito,
riferendo che nel momento
stesso della grazia aveva
visto una maestosa Regina
tendergli una mano);
Geronima Paschino da
Soriano, Altilia Benevento
da Crotone; Ippolita Scoro
da Papanice; Caterina
Ranieri da Santa Severina;
Isabella Butera da San Vito;
Ortenzio Perugino da Motta
Santa Lucia, Nunzia Florio
da Maione; Salerno Maione da
Belvedere; Eleonora Fabiano
da Maida; Tisbia Scarcella
da Policastro…
Lo stesso teologo di
gran fama Gian Lorenzo
Anania fa menzione in una
sua opera pubblicata a
Venezia di aver assistito
personalmente, per tre
giorni, a numerosi miracoli,
tra cui un muto riacquistare
la parola, alcuni gobbi
sollevati, molti storpi
drizzati.
Nel frattempo il Vescovo, convintosi finalmente che i fatti di Visora non potevano essere addebitati alla calura estiva o a pericolosa illusione, autorizza la costruzione di un baraccone con dentro un altare sul quale collocare Crocefisso e immagine della Madonna, e qui avvenisse il libero culto e l’adorazione.
Il 12 marzo 1579 assistono ancora ad un’Apparizione della Madonna Berardino Roperti, Pietro Dello Scavo, Domenico Pingitore e Tommaso Uccello, tutti di Conflenti. Essi vedono improvvisamente sorgere da sopra la croce, quella stessa fatta affiggere sul tronco della Quercia dal Vescovo, insieme, poco più sotto, al quadro della Madonna, tre bianche vele unite nel loro estremo a formare un padiglione aperto nel cui mezzo stava in piedi una maestosa Signora con un bambino in braccio, mentre numeroso stuolo di angeli le facevano da corona.
Il 25 marzo 1579,
mercoledì, la 10^ ed ultima
Apparizione della Madonna di
cui si fa menzione nel
processo canonico.
Leonardo Nicolazzo e
Vincenzo Perri da Motta
Santa Lucia, Faustina
Pandolfi di Conflenti,
Cesare di Paula e Domenico
Chiarito di Rogliano,
Valerio Di Sorito, Michele
Lanza e frate Geronimo di
Gerace, Giovanni Montanaro
di Genova, mentre sono in
preghiera davanti alla
Quercia, assistono
all’Apparizione della
Madonna.
Essi vedono discendere
dal cielo ancora tre vele
bianche disporsi sulla
Quercia a forma di
padiglione nel cui mezzo
stava una celeste Matrona
col suo tenero Bambino tra
le braccia, mentre una folta
schiera di angeli le
facevano da corona, in atto
umile e riverente.
Nei primi giorni di
aprile 1579, siccome
l’attaccamento dei fedeli al
culto della Madonna di
Visora era talmente forte da
disertare persino nei giorni
festivi la messa
parrocchiale, il clero di
Conflenti chiede al Vescovo
l’autorizzazione a celebrare
nel Baraccone adiacente la
Quercia di Visora la Santa
Messa.
Il Vescovo non se la
sente di prendere una simile
decisione da solo, per cui
convoca un’assemblea di
dotti teologi, i quali, a
loro volta, stabiliscono di
recarsi tutti a Visora,
compreso il Vescovo, per
valutare sul posto la
delicata questione. Alla
fine viene presa la
decisione di autorizzare in
quel luogo la Santa Messa
dopo aver interamente
ripulito la zona da tutte le
piante ed erbacce che in
essa si trovavano e che le
autorità locali custodissero
sempre quel luogo in modo
tale che nessuno potesse
portar via rami o sostarvi
nottetempo.
Il 21 aprile 1579,
martedì dopo Pasqua, don
Gianpietro Vescio, ammantato
dei paramenti sacri ed
accompagnato dal popolo di
Conflenti e da numerosi
pellegrini giunti da ogni
parte, esce in processione
dalla chiesa parrocchiale,
raggiunge il Baraccone, che
per l’occasione è stato
riccamente addobbato, e vi
celebra la prima messa.
Durante l’elevazione si
verificano oltre 40 miracoli
fra i fedeli presenti, tra i
quali la perfetta ed
istantanea guarigione del
sacerdote don Cesare
Giammaria, da Castiglione
Marittimo (che ritroveremo
tra un po’ in occasione di
due altrettanti importati
miracoli), storpio da
quindici anni per una
rovinosa caduta, e che tra
l’altro, perfettamente
guarito, celebrerà poi la
seconda Messa quello stesso
giorno, e tra i quali anche
Aurelio Granieri ed Agostino
Tasselli da Taverna entrambi
ciechi dalla nascita e,
dall’elevazione della prima
Messa in poi, perfettamente
vedenti.
Negli ultimi giorni di
aprile 1579 il sacerdote di
cui abbiamo fatto or ora
menzione, don Cesare
Giammaria, prima di partire
per un lungo pellegrinaggio
per Roma ed i Santuari più
insigni della nostra Italia
in segno di ringraziamento
del miracolo ricevuto, passa
per Amantea a salutare la
sorella e il marito di lei,
Giovanni Cozzo, nonchè i
loro tre figli, ma trova la
famigliola nella più
terribile disperazione. Il
figlio maschio era infatti
già stato sistemato nella
bara perché morto di vaiolo,
e le due femmine stavano per
seguirlo.
Forse spinto da
ispirazione divina, il
sacerdote tira fuori dalla
tasca un rametto della
Quercia di Visora che teneva
sempre con se come una
reliquia, e pregando
accoratamente assieme ai
presenti, lo posa sul corpo
delle due bambine in agonia,
le quali, prima del termine
della litania, guariscono
perfettamente, senza
conservare la benché minima
traccia delle stesse
cicatrici del vaiolo. Lo
stesso sacerdote, mosso
ancora da ispirazione
divina, si sposta poi nella
stanza dov’era già stato
sistemato nella bara il
cadavere dell’altro nipotino
e posa su quel freddo corpo
il miracoloso ramoscello,
segnandolo tre volte con la
croce. Infine si unisce agli
altri per la recita del
Santo Rosario e della
Litania, e, prim’ancora che
quest’ultima fosse conclusa,
“quel freddo cadavere
comincia a ravvivarsi e
l’anima va all’abbandonato
corpo”.
Vengono a questo punto in mente le parole di Gesù: “Non abbiate paura, uomini di poca fede, Io sarò con voi fino alla fine dei tempi”, e ancora: “Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a quel monte, spostati, ed esso si sposterà…”
Dopo la Pasqua 1579 vengono ancora miracolati Ferrante Pagliuso, da Maione, ventenne sordomuto dalla nascita; Giacomo di Daria, da Martirano, paralitico alle gambe; Giovanna Gariano, nobildonna di Marcellinara, sofferente di dolorosissima artrosi al braccio destro tanto da non poterlo neanche muovere; Laura e Finita Giordano da Marcellinara, sorelle, la prima storpia ad un ginocchio, la seconda sorda.
Considerato che proprio
come aveva detto la Madonna
la peste era stata
definitivamente sconfitta, e
non se ne trovava traccia
ormai in tutta la Calabria,
ad un anno esatto dalla
prima Apparizione della
Madonna, Mons. Mariano
Perbenedetto ritiene maturi
i tempi per uscire dalla
provvisorietà del
“Baraccone” e adottare una
decisione definitiva per i
fatti di Visora. Promuove
quindi la formazione del
processo canonico, dando
l’incarico per la ricerca e
la trascrizione dei fatti e
dei prodigi operati dalla
Madonna a Visora, al notaio
diocesano Nicolangelo
Baratta.
La faticosa indagine
inizia a giugno del 1579 e
si conclude nel febbraio del
1580, dopo circa nove mesi,
con favorevoli valutazioni
nel corso della riunione
capitolare.
Appena i conflentesi vengono informati delle favorevoli valutazioni fatte nel corso della riunione capitolare, mandano immediatamente una delegazione dal Vescovo a chiedere, per l’ennesima volta, a nome di tutti i conflentesi, l’autorizzazione alla costruzione della chiesa, al posto del Baraccone. Il Vescovo a questo punto dà l’agognata autorizzazione, e meno di due settimane più tardi, tra due ali di folla festante, accorsa da tutta la Diocesi, il Vescovo raggiunge Visora, e dopo aver celebrato la Santa Messa nel Baraccone, identifica attorno alla Quercia la zona che alle ore 15,00 del 23 giugno 1578 i tre protettori di Conflenti, San Nicola di Mira, Sant’Andrea Apostolo e San Giovanni Battista, avevano indicato a Delizia Mastroianni per l’erezione del Santuario, e ne fa tracciare le linee delle fondazioni. Tre soli giorni più tardi avviene la posa della prima pietra, e dopo solo sette mesi di ininterrotto lavoro, con la collaborazione di tutti i conflentesi e di numerosi pellegrini, la chiesa viene ultimata. Il 6 ottobre 1580 viene benedetta da don Gianpietro Vescio che vi celebra la prima messa e solo pochi giorni dopo il Vescovo provvede ad emettere la relativa bolla di fondazione.
L’8 luglio 1581 il
famoso pittore Muzio Roblani
da Messina viene incarico
dai conflentesi di preparare
un quadro della Madonna. Ma
il quadro da lui preparato
quel giorno non soddisfa i
conflentesi, e, data l’ora
tarda, rimandano al giorno
successivo ogni decisione
per ottenerne uno che fosse
il più fedele possibile alle
molte descrizioni fatte.
La mattina dopo, 9
luglio 1581, mentre il
predetto pittore stava
entrando in chiesa assieme
ai cappellani ed a coloro
che avrebbero dovuto
fornirgli le necessarie
indicazioni, viene trovato
l’attuale Quadro divino che
ancora oggi si può ammirare
nell’apposita nicchia sopra
l’Altare Maggiore, dipinto
da mani angeliche.
Il Quadro
Divino
Navata centrale con l’Altare Maggiore e nella nicchia in alto il Quadro Divino.
Nei secoli successivi
si ha notizia di altri
miracoli avvenuti per
intercessione della Madonna
della Quercia di Visora. Lo
stesso Quadro Divino, dopo
144 anni dal suo miracoloso
ritrovamento, ed esattamente
il 5 ottobre 1726, mattina
di sabato, comincia ad
emettere da uno dei tanti
gruppi di cinque palline
d’oro dipinte sul manto
della Madonna e precisamente
da quello presente sulla Sua
spalla destra, un raggio di
luce accecante, che si
spegnerà solo dopo ben otto
mesi, alla chiusura del mese
dei fiori dedicato alla
Madonna. Questo stesso punto
sarà poi evidenziato, in
occasione della coronazione
del 1783, mediante
l’applicazione di una grossa
stella d’oro.
Nel 1930, per dare impulso nuovo alle attività sociali e spirituali del Santuario, l’allora Vescovo, Mons. Eugenio Giambro, chiama le Suore del Cottolengo, e tre giorni prima dell’annuale festa della Madonna, che si tiene il 31 agosto, accolte da un’enorme folla di fedeli riuniti sul sagrato, quattro dinamiche suore fanno il loro ingresso nel Santuario di Visora. Da allora, e sino ad oggi, hanno tenuto alto il decoro del Santuario, nonché dell’annessa scuola materna, a cui affiancarono, ben presto, anche un laboratorio di taglio cucito e ricamo, contribuendo a formare brave mogli e madri di famiglia, e curando anche tutte le iniziative dell’azione cattolica.
Dal 1984 è in corso una
lodevole iniziativa: il
Premio della
Riconciliazione. Per
l’occasione, nella piazzetta
a lato del Santuario, viene
approntata una piccola
aiuola e due gradini da cui
spiccano due pali d’acciaio:
il più alto dei due, ben
piantato al centro del
tutto, è in posizione
verticale e regge nella
parte più bassa una mensola
con un mucchio di aride
pietre dalla cui cima inizia
a spuntare lo stelo di
un’esile piantina, mentre
l’altro palo, piegato
all’estremo superiore, si
appoggia al primo e si tiene
stretto ad esso mediante tre
grossi anelli. Sotto, incisa
in una targa d’ottone, la
seguente preghiera:
Fa, o Signore,
che il nostro cammino
incontri il Tuo,
che gli anelli della nostra
Riconciliazione con Te,
con gli uomini,
con la natura,
siano strettamente
congiunti;
che nel deserto delle
nostre esistenze, rinasca
la certezza
della
Resurrezione!
(gli autori di questa
preghiera sono don Adamo
Castagnaro, da trent’anni e
ancora oggi Parroco del
Santuario, e i ragazzi del
paese)
La prima a ricevere
“Il Premio della
Riconciliazione” è
stata Maria Fida Moro,
primogenita dello statista
Aldo Moro. La motivazione: “Per
avere avuto il coraggio di
incontrare e perdonare i
brigatisti che le avevano
assassinato il padre”.
Negli anni
successivi hanno tra gli
altri ricevuto questo
importante Premio la Città
di Assisi con la Comunità
Francescana della Basilica
di San Francesco e Lek
Walesa.
Per quanto riguarda la
Madonna, anche ai giorni
nostri ha fatto avvertire la
Sua presenza. Solo qualche
decennio fa infatti,
esattamente il 1° maggio
1983, domenica, un’anziano
contadino pensionato del
luogo, Pietro Mastroianni,
uomo onesto e religioso, ha
avuto l’onore di vedere
accanto al suo letto la
Madonna, che gli si è
presentata come una giovane
donna vestita con un abito
lungo e di tonalità chiara,
la quale, per ben due volte,
gli dice: “Pietro, le
cose non vanno bene!”
e, secondo la sua
interpretazione (che è
quella anche di tutti noi),
la Madonna si riferiva al
rilassamento dei costumi dei
nostri tempi nonché allo
scarso interesse del popolo
verso la fede in Dio e il
bene in generale, motivi,
questi, che ci stanno
portando sempre più alla
rovina, nostra e del nostro
pianeta.
Ma non è finita. Il 21
maggio 1983, sabato, mentre
Pietro stava riposando e
meditando seduto sul bordo
di un pozzetto di sfiato
dell’acquedotto del Savuto
nei pressi della chiesetta
della Cerzulla adiacente ad
un suo vicino podere, si era
sentito toccare la spalla
sinistra da una mano;
giratosi vede seduta al suo
fianco una giovane donna che
indossava un vestito lungo
colorato a tinta unita e
chiara. La donna gli chiede:
“Mi conosci?” E
Pietro, a sua volta, le
domanda: “Da dove siete
venuta?”.
Lei: “Ah, non mi
conosci davvero? Allora
guardami adesso e vedi se mi
riconosci?”. In
quell’istante la Madonna gli
appare col Bambino in
braccio, e di nuovo gli
domanda: “Mi conosci?”
e Pietro questa volta
esclama: “Come non ti
conosco! Tu sei la Madonna!”.
A questo punto entrambi
si alzano da quel pozzetto e
lentamente iniziano a
percorrere il perimetro
della chiesa. Quando
giungono nella parte
posteriore della chiesa,
volgendosi verso un gruppo
di persone che stanno
lavorando in un campo più a
valle, la Madonna stende una
mano verso di loro e dice: “Beate
quelle persone che lavorano
laggiù”. Poi proseguono
il giro e si soffermano
presso lo spigolo compreso
fra la porta principale e
quella secondaria, dove la
Madonna soggiunge: “Ora
che te ne torni al paese
devi dire a tutti che le
cose non vanno bene!”
Giunto a casa Pietro
informa dell’accaduto la
moglie e poi va a
raccontarlo al Parroco, don
Adamo Castagnaro.
Il giorno dopo,
domenica, nel corso della
Santa Messa, nel Santuario,
Pietro si rivolge ai fedeli
e racconta l’avvenimento,
suscitando in tutti lacrime
di fede e di commozione. Ma
purtroppo le cose sono
continuate ad andare non
bene.
Antonio Mastroianni
ha invece raccontato a
Giuseppe Raso, l’autore del
libro dal quale sono attinte
quasi tutte le notizie sin
qui riportate (VISORA! La
storia meravigliosa), che
una fredda mattina del mese
di gennaio o febbraio del
1923, quando ancora aveva
solo dodici anni, che,
raggiunto col suo gregge lo
spazio antistante la chiesa
della “Cerzulla”, sulla
collina di Serracampanara,
si accorge subito che
l’eccezionale tempesta della
notte aveva causato la
caduta dell’antica Quercia
sulla quale la Madonna era
apparsa più di quattro
secoli prima all’altro
pastorello, Lorenzo Folino,
esattamente il 7 giugno
1578. Il vecchio tronco,
indebolito dal tempo, non
era riuscito a superare la
tremenda prova di quella
notte.
Antonio si avvicina ed
osserva con immenso
dispiacere l’immensa chioma
della maestosa pianta
distesa per terra. Con sua
grande sorpresa si accorge
che su quattro o cinque
delle tante grosse pietre
affioranti sotto la quercia
caduta ci sono delle larghe
macchie di sangue vivo.
Si guarda in giro per
cercare di capirne la causa,
ma non ne trova alcuna. E’
rimasto fino ad oggi un
fenomeno inspiegabile, per
chi non crede, per chi crede
invece spiegabilissimo: la
Madre Celeste aveva voluto
ancora ai giorni nostri dare
un’ulteriore “prova” della
sua reale apparizione in
quei luoghi in quel lontano
1578.
Maria SS. della Quercia
di Visora aiutaci ancora, e
proteggici! Proteggici in
particolare dall’infernale
serpente che vuole il nostro
male, terreno e soprattutto
eterno, il male delle nostre
famiglie, dell’Umanità
intera e dell’intero nostro
pianeta. Aiutaci a mettere
in condizione di non nuocere
i suoi stessi servitori
terreni, convertendoli a
Cristo. Amen.
1 Notizie attinte dal libro di Giuseppe Raso: “VISORA! La storia meravigliosa” Editrice Due Emme - Cosenza, anno 1994, il quale a sua volta si è avvalso delle “Sacre Memorie della gran Madre di Dio apparsa miracolosamente in Conflenti su la Quercia di Visora”.
2 La
Diocesi di Martirano sarà
soppressa il 27 giugno 1818
ed annessa alla Diocesi di
Nicastro.
Il Quadro Divino di Conflenti
...Successivamente ci si preoccupò di far dipingere un quadro della Madonna da collocare nel nuovo tempio. Fu dato l'incarico al pittore Muzio Roblani di Messina. La mattina del 9 luglio 1581 il pittore, giunto a Conflenti, si recò in chiesa insieme ad una commissione per decidere come preparare e dove poi sistemare l'effigie. Ebbene, come racconta la tradizione, appena aperta la porta del tempio, si rinvenne il quadro già dipinto e messo a posto. Il fatto ebbe sapore di miracoloso.
Il quadro, definito subito "divino", sistemato molto in alto al di sopra dell'altare maggiore, una tela di m. 1 per cm 80. L'immagine della Vergine, avvolta in un manto azzurro che scende dal capo alle spalle, risalta su uno sfondo dorato. Il colorito del volto è scuro, i capelli biondi, le pupille scure, le labbra rosso porpora. Il manto, stretto in avanti, lascia libere le mani che stringono un bianco lino ricamato. Sul petto a destra campeggia una stella. Una serie di globi d'oro a cinque a cinque ornano il resto del panno. A sinistra, tra le braccia della Vergine, siede il bambino che tiene nella mano sinistra un libro, mentre con la destra benedice. Un doppio diadema di colore oro circonda la testa della madre e del figlio. La Vergine raffigurata in questo quadro, definito miracoloso e dipinto dagli angeli, fu scelta come protettrice e patrona dei conflentesi che si impegnarono a tenere accesa notte e giorno una lampada davanti al suo altare. La festa della Madonna di Visora si celebrò il 24 giugno e così fu per altri 27 anni. Il 26 agosto 1607 la chiesa fu proclamata e consacrata 'basilica', il che comportava grandi privilegi onorifici.