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24-02-2011

 

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La Madonna di VISORA a Curinga

Domani 27-febbraio alle ore 12,00 il Quadro miracoloso della Madonna di VISORA sarà a Curinga . Verrà accolto a Gornelli e successivamente portato nella Chiesa Matrice in Processione

La Sacra Immagine viene portata in pellegrinaggio nelle parrocchie della Diocesi alla venerazione dei fedeli.

Riportiamo di seguito la storia del miracolo e le foto  

                                                      Apparizione della Madonna”
                         di Zimatore e Grillo, rispettivamente zio e nipote, da Pizzo Calabro.
Opera che si può ammirare sulla volta della navata centrale del Santuario della Madonna della Quercia di Visora. in Conflenti (CZ).

    Quella che vi apprestate a leggere è senza dubbio una tra le più straordinarie e grandiose Apparizioni della Madonna su questa terra, e tuttavia (non se ne capisce il motivo) anche tra le meno conosciute. Qui la Madonna, è vero, ha parlato poco, ma, come vedremo, ha operato tanto.
 

 

   (1)Il 7 giugno 1578 la Madonna appare su di una quercia del comune di Conflenti (CZ) (nel punto esatto dove oggi sorge in onore di questa Apparizione una chiesetta e una grande Croce alta 15 metri visibile anche dall’Autostrada del Sole una trentina di chilometri dopo Cosenza in direzione sud) a Lorenzo Folino, un giovane pastore del luogo. Indicandogli sull’opposta collina, a circa un miglio di distanza, un’altra quercia, la sola tra le tante altre piante della località Visora, la Madonna lo invita a recarsi dal sindaco e dal Parroco per riferire che Dio voleva costruita proprio in quel luogo una Chiesa.

 

la chiesetta della Querciola, costruita sul luogo dove apparve a Lorenzo Folino la Madonna e dal quale gli indicò la Quercia di Visora.

 

 

    Il giovane lascia incustodito il gregge e corre immediatamente a  riferire la divina richiesta al Sindaco (notar Antonio Paladino) e al Parroco (don Gianpietro Vescio) i quali non credono ad una parola del suo racconto. Anche la gente del paese lo deride. Lorenzo passa così, in un momento, dalla gioia più grande alla disperazione più profonda, dal Cielo alla terra. Non gli resta che tornare, avvilito, al suo gregge, dove piange amaramente per tutto il resto della giornata, consapevole del fatto di non aver potuto soddisfare la richiesta della Divina Madre.
   
    Ma la Madonna non si arrende, e il 14 giugno, poco più a valle della “cerzulla” (piccola quercia) dov’era apparsa la prima volta, nel luogo oggi segnalato da un’edicola votiva in località “Cerasu dell’Augurelli”, appare anche a Vermiglia Mercuri, un’anziana devotissima cristiana anche lei di Conflenti, alla quale ripete la stessa richiesta. Ma neanche questa viene creduta dalle due autorità.
   Il 23 giugno, mentre si trovava nei pressi della Quercia di Visora, appaiono contemporaneamente a Delicia Mastroianni, vedova, i tre santi protettori del paese: San Giovanni Battista, San Nicola di Mira e S. Andrea Apostolo. San Giovanni Battista le si avvicina ed  indicandole la vicina Quercia le predice che fra non molto in quel luogo si dovrà costruire una chiesa in onore della Madre di Dio, indicandole anche  il suo perimetro.
    La pia donna, consapevole di com’erano stati trattati in precedenza Lorenzo Folino e Vermiglia Mercuri, si confida solo col suo confessore, don Andrea Falascino, curato della Chiesa parrocchiale di Sant’Andrea, il quale, a questo punto, decide d’investire della cosa il Vescovo (Mons. Mariano Perbenedetto, della diocesi(2) di Martirano. Ma questi, per il momento, non intende prendere alcuna decisione in merito; certamente anche preoccupato dal fatto che una decisione di tal genere era da prendere assolutamente con le molle dal momento che in quel periodo anche in Calabria stava imperversando una terribile epidemia di peste che stava facendo strage (ragionamento tutto “terreno”, naturalmente, non considerando che la presenza della Madonna poteva anzi scongiurare una simile eventualità, e magari debellare del tutto lo stesso male, come in realtà poi avvenne, ma si sa come vanno le cose su questa terra).
   
    La Madre Celeste comincia a questo punto a fare sul serio, e il 24 giugno compie il suo primo miracolo (se qualcheduno ancora oggi pensa che i miracoli non siano necessari e che non aggiungano niente alla fede, sappia che servono a farci toccare con mano il Cielo. Mentre infatti Giovanni Calabria, cieco dell’occhio destro e zoppo dal piede sinistro fin dalla nascita, si trova a caccia nei pressi del suo podere in località Visora, viene attratto da una luce intensissima che proviene dall’unica Quercia esistente in quel luogo. Temendo trattarsi di un incendio, pensa di andarlo a spegnere prima che questi si propaghi. Ma giunto nei pressi della quercia nota delle bianche vele scendere dal cielo sulla medesima e formare uno splendido padiglione al cui centro stava maestosamente seduta una splendida Signora coperta da una veste bianca intessuta di fulgide stelle scintillanti. Le facevano da corona numerosi angeli, mentre tutto intorno si spandeva una dolce armonia.
    Il povero Giovanni, certamente sbigottito e forse anche atterrito da tanto straordinario evento, se ne torna in fretta e furia verso casa, e soltanto quando sta per giungervi si accorge di essere perfettamente guarito al piede e all’occhio. Getta a terra il fucile e torna immediatamente di corsa ai piedi della Quercia a ringraziare la Celeste Signora. Poi ritorna a casa e racconta a congiunti ed amici dell’apparizione avuta e della duplice grazia.
     La notizia soprattutto del miracolo si sparge in pochi minuti in tutta Conflenti, e tutti i suoi compaesani si recano a Visora ai piedi della Quercia e qui vegliano tutta la notte, godendo anche loro di una visione lievemente diversa da quella di Giovanni Calabria, ma comunque unica e di matrice sicuramente divina.

    La mattina dopo una prima delegazione parte per Martirano,  per riferire la divina richiesta al Vescovo ed avere assicurazione della costruzione della chiesa. Ma questi prende tempo.

    Ma la Madonna incalza. Il 30 giugno infatti, lunedì, appare anche a Giantommaso Mete e a Pietro Mastroianni, anche loro di Conflenti, e il giorno dopo, mentre era in preghiera ai piedi della quercia, anche a don Prospero Calabria, fratello minore di Giovanni, miracolato solo pochi giorni prima, al quale uomo di Dio raccomanda di “insistere” presso il Vescovo per la costruzione della chiesa. Don Prospero naturalmente non se lo fa ripetere due volte, e si reca immediatamente anche lui dal Vescovo, ma questi tergiversa anche con lui.

     Ma il popolo è impaziente, e manda dal Vescovo una seconda delegazione.
   
     A questo punto al Vescovo, parole sue, sembrò  “… a prima vista, che il soverchio caldo de’ Conflenti Sottani e la di loro manifesta intolleranza fosse appunto l’argomento più chiaro di una forte illusione e che vaneggiando sotto di un arido tronco di annosa quercia, accesa fantasia li muovesse a spargere i tanti prodigi che ogni di si divulgavano”. Pertanto  “perché la memoria finanche si estinguesse del popolare inganno, ne impone perpetuo silenzio” e dispone che nessuno può “più oltre porgere voti e adorazioni appiè della Quercia di Visora”.
   
    Dopo un breve periodo di osservanza della disposizione, i fedeli disobbediscono e tornano ad adorare il luogo della Quercia.
     Il Vescovo a questo punto fa intervenire la forza pubblica, ma neanche questa riesce ad impedire ai fedeli ed ai pellegrini l’accesso alla zona della Quercia.

     Il Vescovo, rendendosi finalmente conto che le adunanze dei fedeli presso la Quercia non soltanto non determinavano alcun disordine, ma anzi, che tante grazie divine venivano a loro concesse, autorizza l’affissione sul tronco della Quercia di un Crocefisso e, poco più sotto, di un’immagine della Madonna. Che fosse chiaro che oggetto di culto non poteva essere una pianta, ma il simbolo fondamentale della religione cattolica (la Croce) e le rappresentazioni dei Santi (l’immagine di Maria SS.).
   
     Il 3 luglio, alle ore 19:00, il nobiluomo Giovanni Paladino, sente il bisogno impellente di recarsi anch’egli a Visora a pregare, e qua giunto gode anche lui di un’Apparizione della Madonna. Subito dopo sopraggiunge il compaesano Giantommaso Mindarello, assieme ad altri due giovani del paese, ed anche loro assistono alla stessa Apparizione.

     Ancora: il 15 luglio Antonio Formica, da Conflenti Sottani, tredicenne sordomuto dalla nascita, mentre quella mattina insieme ad altri contadini è intento a lavorare il grano in un’aia di Visora, improvvisamente viene visto assorto contemplare la vicina Quercia e subito dopo fare grandi cenni ai compagni affinché guardassero anche loro verso la Quercia. Cosa aveva visto fu lo stesso ragazzo, poco dopo, a RACCONTARLO con la sua viva voce a chi aveva SENTITO chiederglielo. Raccontò di aver visto sulla Quercia un enorme Crocifisso vivente, luminosissimo, che poi, lentamente, era risalito in cielo.

     Ma sentite cosa avvenne alla più alta Autorità del paese, e cioè il Sindaco, notar Antonio Paladino, e allo stesso curato della Parrocchia di Sant’Andrea in Conflenti Sottani, don Andrea Falascino: mentre entrambi, il 25 luglio, venerdì, stavano infatti percorrendo la strada che passando da Visora conduce alla contrada Ardano, dove era in corso la “pesatura”, ossia la separazione dei chicchi di grano dalle spighe con un “peso” trascinato da un asino, incontrano due giovani che comunicano loro della tremenda strage che in quei giorni stava facendo la peste in tutte le famiglie di Conflenti Soprani, e mentre i due stavano ancora meditando sui lutti di Conflenti Soprani e soprattutto sul fatto che il terribile morbo potesse contagiare anche Conflenti Sottani, il quale dista dal primo circa 500 metri, vedono anch’essi la Madonna ai piedi della Quercia, che si rivolge proprio a loro, e li rassicura sul fatto che la peste non soltanto non sarebbe arrivata a Conflenti Sottani, come temevano, ma che da quel momento il terribile morbo avrebbe abbandonato anche Conflenti Soprani. Poi raccomanda ai due notabili di avere particolare cura di quel luogo a lei caro e scompare.
     Naturalmente le due sbigottite “Autorità” si gettano immediatamente in ginocchio implorando il perdono della Madre Celeste per non aver creduto in precedenza ai loro compaesani, e poi corrono in paese a raccontare il fatto.
     Il Sindaco avverte anche che il terribile morbo è stato definitivamente sconfitto dalla Madre Celeste e dispone che vengano tolti immediatamente tutti gli sbarramenti posti tra i due borghi. (Ma allora aveva ragione Lorenzo Folino ad asserire di avere visto la Madonna?!...).

     Si forma una nuova delegazione per andare a chiedere l’autorizzazione della costruzione della chiesa al Vescovo, ma questo dice ancora che una simile autorizzazione gli pareva ancora immatura.

     Nel frattempo la Madonna compie altri miracoli. Venivano ormai a Lei, presso la Quercia, da ogni parte della regione, soprattutto muti, ciechi, storpi, gobbi, affetti da tumore, indemoniati… E pensate: bastava che si mettessero in umile preghiera ai piedi della Quercia e ne abbracciassero poi il tronco per venire immediatamente sanati dai loro mali.
     In questo modo ottennero la guarigione (com’è documentato nel processo canonico che si tenne per accertare i fatti e che pervenne all’approvazione ecclesiastica delle Apparizioni), Silvestro Zumpano, da Cosenza, trentenne sordomuto dalla nascita; Antonio Pingitore, da Tropea, zoppo al piede destro in seguito a paralisi; Vincenzo Anania e Michelangelo Tedesco, entrambi da Corigliano e entrambi storpi (pensate, al secondo bastò stringere tra le mani e baciare, senza muoversi da casa, un ramoscello della Quercia portatogli dall’Anania, per guarire all’istante); e poi ancora: Margherita Vescio da Conflenti, Caterina Adamo da Nicastro, Rosario Vertino da Sambiase, Marco Antonio Morano e Bonifacio Alimena da Montalto, Giantommaso Miceli e Francesco Cicco da Gizzeria, Angela Adamo e Cataldo Tassone da Sant’Eufemia (la prima totalmente cieca da molti anni in seguito a vaiolo, il secondo afflitto da tumore maligno), Agnello Anastasio da Salerno, Lucrezia Cecchi da Misuraca, Tommaso Miceli da Castrovillari, Caterina Aragona e Giandomenico Falcone da Carpanzano; Petrillo Ivone da Aprigliano (quest’ultimo, immobile a letto, prende tra le mani, bacia e stringe sul petto un pezzetto di corteccia che il parroco di Carpanzano aveva chiesto e prontamente inviatogli dal parroco di Conflenti, per scendere dal letto completamente guarito, riferendo che nel momento stesso della grazia aveva visto una maestosa Regina tendergli una mano); Geronima Paschino da Soriano, Altilia Benevento da Crotone; Ippolita Scoro da Papanice; Caterina Ranieri da Santa Severina; Isabella Butera da San Vito; Ortenzio Perugino da Motta Santa Lucia, Nunzia Florio da Maione; Salerno Maione da Belvedere; Eleonora Fabiano da Maida; Tisbia Scarcella da Policastro…
    Lo stesso teologo di gran fama Gian Lorenzo Anania fa menzione in una sua opera pubblicata a Venezia di aver assistito personalmente, per tre giorni, a numerosi miracoli, tra cui un muto riacquistare la parola, alcuni gobbi sollevati, molti storpi drizzati.

     Nel frattempo il Vescovo, convintosi finalmente che i fatti di Visora non potevano essere addebitati alla calura estiva o a pericolosa illusione, autorizza la costruzione di un baraccone con dentro un altare sul quale collocare Crocefisso e immagine della Madonna, e qui avvenisse il libero culto e l’adorazione.

     Il 12 marzo 1579 assistono ancora ad un’Apparizione della Madonna Berardino Roperti, Pietro Dello Scavo, Domenico Pingitore e Tommaso Uccello, tutti di Conflenti. Essi vedono improvvisamente sorgere da sopra la croce, quella stessa fatta affiggere sul tronco della Quercia dal Vescovo, insieme, poco più sotto, al quadro della Madonna, tre bianche vele unite nel loro estremo a formare un padiglione aperto nel cui mezzo stava in piedi una maestosa Signora con un bambino in braccio, mentre numeroso stuolo di angeli le facevano da corona.

    Il 25 marzo 1579, mercoledì, la 10^ ed ultima Apparizione della Madonna di cui si fa menzione nel processo canonico.
    Leonardo Nicolazzo e Vincenzo Perri da Motta Santa Lucia, Faustina Pandolfi di Conflenti, Cesare di Paula e Domenico Chiarito di Rogliano, Valerio Di Sorito, Michele Lanza e frate Geronimo di Gerace, Giovanni Montanaro di Genova, mentre sono in preghiera davanti alla Quercia, assistono all’Apparizione della Madonna.
     Essi vedono discendere dal cielo ancora tre vele bianche disporsi sulla Quercia a forma di padiglione nel cui mezzo stava una celeste Matrona col suo tenero Bambino tra le braccia, mentre una folta schiera di angeli le facevano da corona, in atto umile e riverente.
 
     Nei primi giorni di aprile 1579, siccome l’attaccamento dei fedeli al culto della Madonna di Visora era talmente forte da disertare persino nei giorni festivi la messa parrocchiale, il clero di Conflenti chiede al Vescovo l’autorizzazione a celebrare nel Baraccone adiacente la Quercia di Visora la Santa Messa.
    Il Vescovo non se la sente di prendere una simile decisione da solo, per cui convoca un’assemblea di dotti teologi, i quali, a loro volta, stabiliscono di recarsi tutti a Visora, compreso il Vescovo, per valutare sul posto la delicata questione. Alla fine viene presa la decisione di autorizzare in quel luogo la Santa Messa dopo aver interamente ripulito la zona da tutte le piante ed erbacce che in essa si trovavano e che le autorità locali custodissero sempre quel luogo in modo tale che nessuno potesse portar via rami o sostarvi nottetempo.

     Il 21 aprile 1579, martedì dopo Pasqua, don Gianpietro Vescio, ammantato dei paramenti sacri ed accompagnato dal popolo di Conflenti e da numerosi pellegrini giunti da ogni parte, esce in processione dalla chiesa parrocchiale, raggiunge il Baraccone, che per l’occasione è stato riccamente addobbato, e vi celebra la prima messa.
     Durante l’elevazione si verificano oltre 40 miracoli fra i fedeli presenti, tra i quali la perfetta ed istantanea guarigione del sacerdote don Cesare Giammaria, da Castiglione Marittimo (che ritroveremo tra un po’ in occasione di due altrettanti importati miracoli), storpio da quindici anni per una rovinosa caduta, e che tra l’altro, perfettamente guarito, celebrerà poi la seconda Messa quello stesso giorno, e tra i quali anche Aurelio Granieri ed Agostino Tasselli da Taverna entrambi ciechi dalla nascita e, dall’elevazione della prima Messa in poi, perfettamente vedenti.
  
     Negli ultimi giorni di aprile 1579 il sacerdote di cui abbiamo fatto or ora menzione, don Cesare Giammaria, prima di partire per un lungo pellegrinaggio per Roma ed i Santuari più insigni della nostra Italia in segno di ringraziamento del miracolo ricevuto, passa per Amantea a salutare la sorella e il marito di lei, Giovanni Cozzo, nonchè i loro tre figli, ma trova la famigliola nella più terribile disperazione. Il figlio maschio era infatti già stato sistemato nella bara perché morto di vaiolo, e le due femmine stavano per seguirlo.
     Forse spinto da ispirazione divina, il sacerdote tira fuori dalla tasca un rametto della Quercia di Visora che teneva sempre con se come una reliquia, e pregando accoratamente assieme ai presenti, lo posa sul corpo delle due bambine in agonia, le quali, prima del termine della litania, guariscono perfettamente, senza conservare la benché minima traccia delle stesse cicatrici del vaiolo. Lo stesso sacerdote, mosso ancora da ispirazione divina, si sposta poi nella stanza dov’era già stato sistemato nella bara il cadavere dell’altro nipotino e posa su quel freddo corpo il miracoloso ramoscello, segnandolo tre volte con la croce. Infine si unisce agli altri per la recita del Santo Rosario e della Litania, e, prim’ancora che quest’ultima fosse conclusa, “quel freddo cadavere comincia a ravvivarsi e l’anima va all’abbandonato corpo”.

    Vengono a questo punto in mente le parole di Gesù: “Non abbiate paura, uomini di poca fede, Io sarò con voi fino alla fine dei tempi”, e ancora: “Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a quel monte, spostati, ed esso si sposterà…”

 

     Dopo la Pasqua 1579 vengono ancora miracolati Ferrante Pagliuso, da Maione, ventenne sordomuto dalla nascita; Giacomo di Daria, da Martirano, paralitico alle gambe; Giovanna Gariano, nobildonna di Marcellinara, sofferente di dolorosissima artrosi al braccio destro tanto da non poterlo neanche muovere; Laura e Finita Giordano da Marcellinara, sorelle, la prima storpia ad un ginocchio, la seconda sorda.  

 

     Considerato che proprio come aveva detto la Madonna la peste era stata definitivamente sconfitta, e non se ne trovava traccia ormai in tutta la Calabria, ad un anno esatto dalla prima Apparizione della Madonna, Mons. Mariano Perbenedetto ritiene maturi i tempi per uscire dalla provvisorietà del “Baraccone” e adottare una decisione definitiva per i fatti di Visora. Promuove quindi la formazione del processo canonico, dando l’incarico per la ricerca e la trascrizione dei fatti e dei prodigi operati dalla Madonna a Visora, al notaio diocesano Nicolangelo Baratta.
     La faticosa indagine inizia a giugno del 1579 e si conclude nel febbraio del 1580, dopo circa nove mesi, con favorevoli valutazioni nel corso della riunione capitolare.

   Appena i conflentesi vengono informati delle favorevoli valutazioni fatte nel corso della riunione capitolare, mandano immediatamente una delegazione dal Vescovo a chiedere, per l’ennesima volta, a nome di tutti i conflentesi, l’autorizzazione alla costruzione della chiesa, al posto del Baraccone. Il Vescovo a questo punto dà l’agognata autorizzazione, e meno di due settimane più tardi, tra due ali di folla festante, accorsa da tutta la Diocesi, il Vescovo raggiunge Visora, e dopo aver celebrato la Santa Messa nel Baraccone, identifica attorno alla Quercia la zona che alle ore 15,00 del 23 giugno 1578 i tre protettori di Conflenti, San Nicola di Mira, Sant’Andrea Apostolo e San Giovanni Battista, avevano indicato a Delizia Mastroianni per l’erezione del Santuario, e ne fa tracciare le linee delle fondazioni. Tre soli giorni più tardi avviene la posa della prima pietra, e dopo solo sette mesi di ininterrotto lavoro, con la collaborazione di tutti i conflentesi e di numerosi pellegrini, la chiesa viene ultimata. Il 6 ottobre 1580 viene benedetta da don Gianpietro Vescio che vi celebra la prima messa e solo pochi giorni dopo il Vescovo provvede ad emettere la relativa bolla di fondazione.

     L’8 luglio 1581 il famoso pittore Muzio Roblani da Messina viene incarico dai conflentesi di preparare un quadro della Madonna. Ma il quadro da lui preparato quel giorno non soddisfa i conflentesi, e, data l’ora tarda, rimandano al giorno successivo ogni decisione per ottenerne uno che fosse il più fedele possibile alle molte descrizioni fatte.
    La mattina dopo, 9 luglio 1581, mentre il predetto pittore stava entrando in chiesa assieme ai cappellani ed a coloro che avrebbero dovuto fornirgli le necessarie indicazioni, viene trovato l’attuale Quadro divino che ancora oggi si può ammirare nell’apposita nicchia sopra l’Altare Maggiore, dipinto da mani angeliche.


                                     

 

 

 

  
       Il Quadro Divino                         

 

 

Navata centrale con l’Altare Maggiore e nella nicchia in alto il Quadro Divino.

 
     Nei secoli successivi si ha notizia di altri miracoli avvenuti per intercessione della Madonna della Quercia di Visora. Lo stesso Quadro Divino, dopo 144 anni dal suo miracoloso ritrovamento, ed esattamente il 5 ottobre 1726, mattina di sabato, comincia ad emettere da uno dei tanti gruppi di cinque palline d’oro dipinte sul manto della Madonna e precisamente da quello presente sulla Sua spalla destra, un raggio di luce accecante, che si spegnerà solo dopo ben otto mesi, alla chiusura del mese dei fiori dedicato alla Madonna. Questo stesso punto sarà poi evidenziato, in occasione della coronazione del 1783, mediante l’applicazione di una grossa stella d’oro.

     Nel 1930, per dare impulso nuovo alle attività sociali e spirituali del Santuario, l’allora Vescovo, Mons. Eugenio Giambro, chiama le Suore del Cottolengo, e tre giorni prima dell’annuale festa della Madonna, che si tiene il 31 agosto, accolte da un’enorme folla di fedeli riuniti sul sagrato, quattro dinamiche suore fanno il loro ingresso nel Santuario di Visora. Da allora, e sino ad oggi, hanno tenuto alto il decoro del Santuario, nonché dell’annessa scuola materna, a cui affiancarono, ben presto, anche un laboratorio di taglio cucito e ricamo, contribuendo a formare brave mogli e madri di famiglia, e curando anche tutte le iniziative dell’azione cattolica.

     Dal 1984 è in corso una lodevole iniziativa: il Premio della Riconciliazione. Per l’occasione, nella piazzetta a lato del Santuario, viene approntata una piccola aiuola e due gradini da cui spiccano due pali d’acciaio: il più alto dei due, ben piantato al centro del tutto, è in posizione verticale e regge nella parte più bassa una mensola con un mucchio di aride pietre dalla cui cima inizia a spuntare lo stelo di un’esile piantina, mentre l’altro palo, piegato all’estremo superiore, si appoggia al primo e si tiene stretto ad esso mediante tre grossi anelli. Sotto, incisa in una targa d’ottone, la seguente preghiera:
 
                                          

                                              Fa, o Signore,
                                    che il nostro cammino
                                              incontri il Tuo,
                                    che gli anelli della nostra
                                              Riconciliazione con Te,
                                              con gli uomini,
                                              con la natura,
                                              siano strettamente congiunti;
                                     che nel deserto delle
                                               nostre esistenze, rinasca
                                               la certezza della
                                               Resurrezione!

(gli autori di questa preghiera sono don Adamo Castagnaro, da trent’anni e ancora oggi Parroco del Santuario, e i ragazzi del paese)
                                                  
         La prima a ricevere “Il Premio della Riconciliazione” è stata Maria Fida Moro, primogenita dello statista Aldo Moro. La motivazione: “Per avere avuto il coraggio di incontrare e perdonare i brigatisti che le avevano assassinato il padre.
         Negli anni successivi hanno tra gli altri ricevuto questo importante Premio la Città di Assisi con la Comunità Francescana della Basilica di San Francesco e Lek Walesa.

     Per quanto riguarda la Madonna, anche ai giorni nostri ha fatto avvertire la Sua presenza. Solo qualche decennio fa infatti, esattamente il 1° maggio 1983, domenica, un’anziano contadino pensionato del luogo, Pietro Mastroianni, uomo onesto e religioso, ha avuto l’onore di vedere accanto al suo letto la Madonna, che gli si è presentata come una giovane donna vestita con un abito lungo e di tonalità chiara, la quale, per ben due volte, gli dice: “Pietro, le cose non vanno bene!” e, secondo la sua interpretazione (che è quella anche di tutti noi), la Madonna si riferiva al rilassamento dei costumi dei nostri tempi nonché allo scarso interesse del popolo verso la fede in Dio e il bene in generale, motivi, questi, che ci stanno portando sempre più alla rovina, nostra e del nostro pianeta.
     Ma non è finita. Il 21 maggio 1983, sabato, mentre Pietro stava riposando e meditando seduto sul bordo di un pozzetto di sfiato dell’acquedotto del Savuto nei pressi della chiesetta della Cerzulla adiacente ad un suo vicino podere, si era sentito toccare la spalla sinistra da una mano; giratosi vede seduta al suo fianco una giovane donna che indossava un vestito lungo colorato a tinta unita e chiara. La donna gli chiede: “Mi conosci?” E Pietro, a sua volta, le domanda: “Da dove siete venuta?”.
     Lei: “Ah, non mi conosci davvero? Allora guardami adesso e vedi se mi riconosci?”. In quell’istante la Madonna gli appare col Bambino in braccio, e di nuovo gli domanda: “Mi conosci?” e Pietro questa volta esclama: “Come non ti conosco! Tu sei la Madonna!”.
     A questo punto entrambi si alzano da quel pozzetto e lentamente iniziano a percorrere il perimetro della chiesa. Quando giungono nella parte posteriore della chiesa, volgendosi verso un gruppo di persone che stanno lavorando in un campo più a valle, la Madonna stende una mano verso di loro e dice: “Beate quelle persone che lavorano laggiù”. Poi proseguono il giro e si soffermano presso lo spigolo compreso fra la porta principale e quella secondaria, dove la Madonna soggiunge: “Ora che te ne torni al paese devi dire a tutti che le cose non vanno bene!
    Giunto a casa Pietro informa dell’accaduto la moglie e poi va a raccontarlo al Parroco, don Adamo Castagnaro.
    Il giorno dopo, domenica, nel corso della Santa Messa, nel Santuario, Pietro si rivolge ai fedeli e racconta l’avvenimento, suscitando in tutti lacrime di fede e di commozione. Ma purtroppo le cose sono continuate ad andare non bene.

       Antonio Mastroianni ha invece raccontato a Giuseppe Raso, l’autore del libro dal quale sono attinte quasi tutte le notizie sin qui riportate (VISORA! La storia meravigliosa), che una fredda mattina del mese di gennaio o febbraio del 1923, quando ancora aveva solo dodici anni, che, raggiunto col suo gregge lo spazio antistante la chiesa della “Cerzulla”, sulla collina di Serracampanara, si accorge subito che l’eccezionale tempesta della notte aveva causato la caduta dell’antica Quercia sulla quale la Madonna era apparsa più di quattro secoli prima all’altro pastorello, Lorenzo Folino, esattamente il 7 giugno 1578. Il vecchio tronco, indebolito dal tempo, non era riuscito a superare la tremenda prova di quella notte.
     Antonio si avvicina ed osserva con immenso dispiacere l’immensa chioma della maestosa pianta distesa per terra. Con sua grande sorpresa si accorge che su quattro o cinque delle tante grosse pietre affioranti sotto la quercia caduta ci sono delle larghe macchie di sangue vivo.
    Si guarda in giro per cercare di capirne la causa, ma non ne trova alcuna. E’ rimasto fino ad oggi un fenomeno inspiegabile, per chi non crede, per chi crede invece spiegabilissimo: la Madre Celeste aveva voluto ancora ai giorni nostri dare un’ulteriore “prova” della sua reale apparizione in quei luoghi in quel lontano 1578.
     Maria SS. della Quercia di Visora aiutaci ancora, e proteggici! Proteggici in particolare dall’infernale serpente che vuole il nostro male, terreno e soprattutto eterno, il male delle nostre famiglie, dell’Umanità intera e dell’intero nostro pianeta. Aiutaci a mettere in condizione di non nuocere i suoi stessi servitori terreni, convertendoli a Cristo. Amen.

 1 Notizie attinte dal libro di Giuseppe Raso: “VISORA! La storia meravigliosa” Editrice Due Emme - Cosenza, anno 1994, il quale a sua volta si è avvalso delle “Sacre Memorie della gran Madre di Dio apparsa miracolosamente in Conflenti su la Quercia di Visora”.

  2 La Diocesi di Martirano sarà soppressa il 27 giugno 1818 ed annessa alla Diocesi di Nicastro.
 

 
Madonna della Quercia di Visora Conflenti (CZ)

 

Il Quadro Divino di Conflenti

...Successivamente ci si preoccupò di far dipingere un quadro della Madonna da collocare nel nuovo tempio. Fu dato l'incarico al pittore Muzio Roblani di Messina. La mattina del 9 luglio 1581 il pittore, giunto a Conflenti, si recò in chiesa insieme ad una commissione per decidere come preparare e dove poi sistemare l'effigie. Ebbene, come racconta la tradizione, appena aperta la porta del tempio, si rinvenne il quadro già dipinto e messo a posto. Il fatto ebbe sapore di miracoloso.

Il quadro, definito subito "divino", sistemato molto in alto al di sopra dell'altare maggiore, una tela di m. 1 per cm 80. L'immagine della Vergine, avvolta in un manto azzurro che scende dal capo alle spalle, risalta su uno sfondo dorato. Il colorito del volto è scuro, i capelli biondi, le pupille scure, le labbra rosso porpora. Il manto, stretto in avanti, lascia libere le mani che stringono un bianco lino ricamato. Sul petto a destra campeggia una stella. Una serie di globi d'oro a cinque a cinque ornano il resto del panno. A sinistra, tra le braccia della Vergine, siede il bambino che tiene nella mano sinistra un libro, mentre con la destra benedice. Un doppio diadema di colore oro circonda la testa della madre e del figlio. La Vergine raffigurata in questo quadro, definito miracoloso e dipinto dagli angeli, fu scelta come protettrice e patrona dei conflentesi che si impegnarono a tenere accesa notte e giorno una lampada davanti al suo altare. La festa della Madonna di Visora si celebrò il 24 giugno e così fu per altri 27 anni. Il 26 agosto 1607 la chiesa fu proclamata e consacrata 'basilica', il che comportava grandi privilegi onorifici.

 

 

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