TRA L’INCUDINE E IL MARTELLO
di Angelo Greco
I testimoni di giustizia? Cioè i "pentiti"? Niente affatto. parliamo di eroi nazionali e la gente non conosce ancora la differenza! Un complotto preordinato o la solita inefficienza burocratica? Quali sono le ragioni che hanno portato la politica a dimenticarsi dei testimoni di giustizia? Il segreto si svela da sé, nelle parole dei quasi settanta eroi, oggi tutelati da programmi di protezione disastrosi. Una fuga ininterrotta, che porta quasi sempre alla morte. Del corpo o dello spirito. Un'analisi approfondita e spietata, a metà tra il romanzo ed il reportage. Che vi calerà nelle viscere di un problema sociale a tutti sconosciuto. "A ben vedere, non è tanto importante chiedersi cosa modificare dell’attuale legge, ma piuttosto perché nessuno lo voglia fare" “Tra l’incudine e il martello” entra nelle dimore protette dei testimoni di giustizia e racconta le loro vite, sotto un'apparente forma romanzata. Vite incredibili ed eroiche, che schiudono le porte di un mondo ai confini del reale, dove i mostri sono prima i criminali, dopo i burocrati (“La mafia che ammazza le persone, lo Stato che ammazza la speranza” dice l’autore).Tra le apparenti differenze dei “romanzi-storia” dei vari testimoni, l’autore scopre un punto comune tra di esse, che coincide con un momento storico preciso del nostro Paese. Perché lo Stato si è dimenticato dei testimoni? Un’inerzia a cui l’autore si sforza di attribuire un significato. Giovanni Falcone, dall’alto della sua esperienza, diceva: “Se è vero, com’è vero, che una delle cause principali dell'attuale strapotere della criminalità mafiosa risiede negli inquietanti suoi rapporti col mondo della politica e con centri di potere extra-istituzionale, potrebbe sorgere il sospetto, nella perdurante inerzia nell'affrontare i problemi del pentitismo, che in realtà non si voglia far luce sui troppo inquietanti misteri di matrice politico-mafiosa per evitare di rimanervi coinvolti”. E questo, di per sé, basterebbe più di tante parole.