“Nuove memorie” di Mons. Vincenzo Rimedio
Curinga, 14 maggio 2015
Il titolo di questo libro “Nuove memorie” di Mons. Vincenzo Rimedio , vescovo emerito di Lamezia Terme, è sul solco del precedente “Memorie di attualità” (Grafiche Gigliotti, Lamezia Terme 2012), che ha ispirato il sottotitolo “Memorie di futuro in otto personalità lametine” del mio penultimo lavoro “Sotto il cielo di Calabria” (Editoriale Progetto 2000, Cosenza 2012).
Le linee biografiche e bibliografiche alla luce delle emergenze etiche, sociali e culturali attestano le instancabili premure del Vescovo emerito di Lamezia Terme.
La struttura del volume si articola sui saperi di sua competenza: filosofia, teologia, sociologia, ecclesiologia, pedagogia, avvalendosi di numerosi teologi e filosofi cristiani come sant’Agostino, Rahner, Billet, Ratzinger, Forte, Coda, Staglianò, Gioacchino Da Fiore, De Lubac, sant’Tommaso d’Aquino, Newman, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Bonhoeffer, Congar, san Bernardo, Sant’Ireneo, Campanella, Habermas, Platone, San Basilio, San Gregorio Nazianzieno, e completa con la finezza di santità di Francesco d’Assisi e Teresa di Lisieux.
Le fonti principali di riferimento sono le Scritture, la Patristica, il Magistero, oltre al pensiero speculativo ed alle scienze umano-sociali.
Insomma, uno scenario di cultura personale molto vasto ed aperto, tra orizzonte religioso e umanistico
Carico di intensa convinzione escatologica il suo ragionare tenta di svegliare le coscienze cristiane a prendere in mano le sorti della storia calabrese per portarla sui sentieri della speranza.
Nella prima sezione sulle prospettive trinitarie, il vescovo filosofo esordisce affermando un concetto di teologia fondamentale che taglia netto alla base del dibattito del Novecento filosofico quando parla di “verità trascendenti la ragione ma non contrarie ad essa”, riferendosi alla Sacra Scrittura, alla Tradizione, al Magistero cattolico, alla speculazione teologica alta.
E parte dall’Abate della Sila, Gioacchino da Fiore, che col suo profetismo e la sua testimonianza “si è sforzato di essere un vero cristiano, un uomo spirituale”. Un intelletto altissimo che “ non volle essere un profeta, ma solo un ricercatore dei segni dei tempi con l’utilizzo di nuove conoscenze ermeneutiche nell’interpretazione della Bibbia”.
Tratto da. Lamezialive