Beni comuni: un nuovo Medioevo.
Curinga, 26 maggio 2014
Quando
lo Stato privatizza una
ferrovia, una linea aerea o
cerca di privatizzare il sistema
idrico integrale ( cioè l’acqua
potabile), esso espropria la
comunità ( ogni suo singolo
membro pro quota) dei suoi beni
comuni ( proprietà comune). La
nostra epoca è popolata da
multinazionali sempre a caccia
di profitti, proprio come, nel
Medioevo, le compagnie di
ventura e gli eserciti mercenari
scorrazzavano e saccheggiavano
liberamente l’Europa. Il
saccheggio dei beni comuni e lo
sfruttamento dei più deboli
furono alla base delle grandi
fortune della nobiltà europea di
allora, così come, molti anni
dopo lo furono per le grandi
famiglie dei robber barons negli
Stati Uniti e oggi lo sono per i
nuovi ceti manageriali. La lotta
di resistenza per i beni comuni
nasce in questo nuovo scenario
da Medioevo ed ha inizio con
l’insurrezione zapatista nel
1994. La difesa del bene comune
“ terra” contro la
privatizzazione a favore delle
corporations ( multinazionali)
simboleggia il grande scontro
tra le popolazioni locali da una
parte e le multinazionali e i
governi corrotti dall’altra. Gli
scontri del 1999 a Seattle hanno
dimostrato che i zapatisti non
erano soli a battersi per i beni
comuni e la lotta è diventata
globale. La lotta si è spostata
a Cochabamba in Bolivia ed è
stata la guerra per l’acqua bene
comune. Il presidente boliviano
di allora Sanchez de Lozada,
noto come El Gringo, legato a
filo doppio con gli apparati
ideologici del Washington
consensus ( Stati Uniti )
privatizzò il sistema integrato
dell’acqua potabile. La Bechtel,
una delle grandi multinazionali
protagonista del grande
oligopolio mondiale dell’acqua,
acquistò a poco prezzo il
servizio idrico boliviano. A
Cochabamba si videro aumentare
del 40% del reddito pro capite
medio le bollette dell’acqua e i
cittadini, non potendo
sopportare questi costi,
cominciarono a raccogliere la
pioggia in delle grandi
cisterne. La Bechtel, che
considerava l’acqua una merce e
non un dono essenziale per la
sopravvivenza, cominciò a
tagliare le forniture ai morosi
e si mise a far loro causa
perché distruggessero le
cisterne di fortuna attraverso
le quali raccoglievano acqua per
potersi dissetare. Raccogliere
acqua, per la multinazionale,
era una concorrenza sleale e la
polizia boliviana lo doveva
impedire. Fu questa la goccia
che fece traboccare il vaso e a
Cochabamba iniziarono una serie
di scioperi e manifestazioni che
coinvolse tutta la popolazione
assetata. La rivolta finì nel
sangue ma, alla fine, la
pressione politica proveniente
dalla base fu tanto forte che il
presidente boliviano e la
Bechtel furono cacciati dalla
Bolivia. Questa vittoria,
splendida ed esaltante di un
popolo, rappresenta, però, un
bicchier d’acqua nell’oceano per
quanto riguarda la battaglia che
si sta combattendo in tutto il
mondo per la salvaguardia dei
beni comuni. Si tratta di una
guerra titanica che vede da una
parte multinazionali e governi
complici e dall’altra le
popolazioni locali molte volte
vittimizzate da scelte
scellerate. In questo nuovo
Medioevo covano forze che si
battono continuamente contro lo
sfruttamento delle ricchezze che
appartengono ai popoli.
L’attacco e la distruzione dei
beni e dei luoghi comuni
provocano la consapevolezza
della loro esistenza troppo
spesso data per scontata. Come
nel Medioevo le rivolte
contadine si scatenavano sempre
per difendere luoghi e beni
comuni contro la cupidigia del
potere formale oggi moltissimi
movimenti si stanno muovendo,
nel mondo, per le stesse
ragioni a dimostrazione che il
potere è sempre lo stesso anche
se si presenta in forme diverse.
Mimmo Curcio